Come (non) sedurre una donna

La conversatrice è una fauna tremendamente difficile da trovare e, ancor di più, da soddisfare. L'uomo più squisito, il più sofisticato può anche pensare di farla ballare alla sua musica, ma nel momento stesso in cui lo pensa è diventato il proverbiale asino fra i proverbiali suoni. Ed è la conversatrice a suonare. Questa dea Kālī dell'albagia nasconde la propria grandigia sotto una giacca a vento multistrato di simpatia e gaiezza, ma non è meno sensibile del radar di un sottomarino atomico.

Sfortunatamente, a causa dell'innato fascino che ogni conversatore esercita, ella è spesso importunata da una specie di neomelodico della cultura: il Patito.

Si aggira a bordo piscina col volume bianco dell'omnia di Carmelo Bene nelle manine inanellate. Ha una pensosa barba finto-trasandato ma original-hipster e i capelli tirati indietro. Bella silhouette, tenebrosità da pubblicità di H&M, cartamodello pei desideri delle fregnemosce in spasimo per un po' di dannazione pret-a-porter.

Da quando è diventato un obbligo essere intelligenti a tutti i costi non c'è più tranquillità nemmeno sotto gli ombrelloni di un relais all'ombra di un agrumeto. Le verdi ciglia degli alberi incastonano l'iride azzurra della piscina e tutto è silenzio, ma il Patito (in questo caso di Carmelo Bene) la adocchia e decide di parlarci.

"Ciao" dice col tomo in bella vista, ma come se si vedesse per caso.

La conversatrice sa già di che marca è l'articolo che ha di fronte, ma per innata bontà e spinta conversante gli risponde comunque, ma puntando subito al sodo, così almeno i convenevoli tarmati possono starsene nei bauli senza muovere troppo polverio.

"Ah, ti piace Carmelo Bene" fa lei con un'ammirazione di cortesia. Lui, però, non lo sa che è di cortesia e o crede che sia davvero colpita oppure che è colpita ma non vuol darlo a vedere. Decide di insistere.

"Piace anche a te?"

"A chi non piace?".

Lui pensa che è fatta, che ha in tasca l'ennesima scheda magnetica per la camera della solita fanciulla a corto di psicofarmaci, ma è così che a poco poco esce il suo lato nascosto:

"Ormai Bene è inflazionato, purtroppo, un po' come De André. Secondo me uno veramente grande è Servillo" e fin qui lei ci può ancora stare, per pietà, si capisce, se solo non subodorasse l'inghippo.

"Io preferisco Rezza" lei ha teso la trappola. Lui cadrà?

"Guarda, da quando è arrivato in tv non è più quello degli inizi" c'è cascato con tutte le scarpe.

"E di Albertazzi che ne pensi?" dice magnanima, in vena di dare seconde occasioni.

"Il mio mito, è grandissimo, forse solo Fo può batterlo".

La conversatrice forse smetterà di guardarlo e poi avrà solo una cosa da dire:

avvicinandoglisi con un che di gattamortesco, lo guarda con la stessa doglianza di una Courtney Love meno zozza e, con voce dolce, gli bisbiglia:

"Ho l'AIDS".

Sarà divertente vedere come l'allocco si darà alla fuga come generazioni di finti lettori di Joyce prima di lui.

 

 

29-08-2014 | 13:46