Ester che brillava di più

Donna dal fascino mesmerico, magnetico e magico come un rito voodoo. Nessuno sa cosa si nascondesse dietro il suo sorriso misterioso, luminoso e inaccessibile di donna imprendibile e sempre in fuga. Poteva partecipare con ilare dolcezza alla bella vita, e allora diveniva reginetta di bellezza sulla bocca di tutti, così come vivere in condizioni estreme. Ester Blenda fu scrittrice ed esploratrice indomabile.

Spesso veniva presa dalla malinconia e detestava e rigettava il vaniloquio della mondanità che l’aveva vista come prima protagonista, stella di prima grandezza. Allora partiva per lunghi viaggi, sola e con la sua moto, sola e in incognito. Viaggi molti, anche in Oriente, come dichiara il suo pseudonimo “Bansai”, con cui si è proposta e con successo alla stampa di Stoccolma. Non c’è stato solo l’Oriente nella turbinosa cartografia di Ester Blenda ma anche l’America. Molto prima di Jack Kerouac la attraversò in autostop e tutta questa rovente e splendente vita divenne materiale per i suoi reportage, i suoi libri di viaggio, necessari come l’aria, come l’acqua. E dell’acqua ha assunto il flusso: spesso spariva, sfrecciava via come una cometa, stella cadente e agli altri non restava che perdersi nella sua scia, nel viluppo luminoso tra gli occhi sognanti di chi l’aveva conosciuta o anche sfiorata o solo intercettata.

La sua prima fatica letteraria riscosse ampi favori tra il pubblico ma anche tanto dibattito: Serva tra le serve del 1914 racconta le ingiustizie dei sottoposti al pubblico borghese. Lei travestita e in incognito si fece assumere da un incolpevole contadino del Söndermaland come domestica e con la penna più affilata di una spada rivelò ingiustizie di cui il pubblico si era totalmente dimenticato. In seguito a questa pubblicazione si aprì un duro scontro ed Ester Blenda divenne argomento dei salotti. Lei in tutta risposta, e stanca di queste chiacchiere, se ne andò in Lapponia a fare l’insegnante tra i nomadi in un villaggio di Sami. Era una vita spartana ma Ester Blenda Nordström non si scoraggiò e dal suo vissuto con i Sami vide la luce Il popolo delle capanne del 1916.

La critica ha addossato ombre sulla sua sessualità e sulla sua ossessione per le popolazioni nomadi, ma noi vediamo solo la luce di una stella cometa coraggiosa ed indissolubilmente attratta dall’arabesco delle sue peripezie. 

 

 

07-01-2017 | 23:43