Il cervo che troppo ammirava le sue corna

Come spiega un noto proverbio africano, il mondo si divide in due categorie: leoni o gazzelle. In leoni o cervi, diremmo noi occidentali. Quello che veramente importa per entrambi è comunque saper correre. E correre velocemente: per sfamarsi o per sfuggire l’aggressore. Perciò, in questa corsa quotidiana, occorre conoscere quali sono i nostri punti di forza e che cosa ci può salvare. Senza cadere nell’errore del cervo della favola di Esopo. Vanitoso e sprovveduto. Orgoglioso delle sue belle corna, preoccupato per le sue zampe sottili. Ma l’apparenza, si sa, inganna. E non bisogna scoprirlo troppo tardi…

Il cervo alla fonte e il leone (Esopo). 


Un cervo, oppresso dalla sete, arrivò a una fonte; dopo aver bevuto, come si vide riflesso nell’acqua, osservò la grandezza e la forma articolata delle sue corna e se ne sentì fiero; era invece davvero preoccupato per le zampe, poiché erano sottili e deboli.

Mentre ancora faceva questa riflessione, comparve un leone e si mise a inseguirlo. Il cervo prese a fuggire e stava davanti al leone con un notevole distacco (la forza dei cervi, infatti, risiede nelle zampe, quella del leone nel cuore). 
Fino al punto in cui la pianura era priva di alberi, il cervo era salvo, mantenendo il leone a distanza; quando però giunse in un bosco, accadde che le sue corna si impigliarono nei rami e, poiché non riusciva a correre, fu catturato. 


Ormai sul punto di morire, disse tra sé: “Povero me! Mi stavano salvando le zampe, che avrebbero dovuto tradirmi; vado in rovina, invece, a causa delle corna, di cui avevo piena fiducia". 


Così spesso, nelle situazioni pericolose, gli amici che guardiamo con diffidenza diventano nostri salvatori, quelli in cui riponiamo tutta la nostra fiducia, la tradiscono.

 

 

(Christian Stocchi, Dizionario della fovola antica, Bur-Rizzoli, 2012)

02-12-2013 | 00:36