Il lessico miserabile delle chat erotiche

Non so se sociologi o psicologi del lavoro frequentino spesso chat lines e siti d’incontri italiani in rete. Se non lo fanno è un peccato, perché le osservazioni che permettono sono di gran momento. Attenzione in primo luogo agli orari. Appena scatta il mezzogiorno, il numero dei messaggi aumenta vertiginosamente, e sino alle due del pomeriggio c’è un vero ingorgo di traffico.

La prima conclusione è semplice: molti italiani sessualmente attivi, ambosessi – ma con prevalenza maschile – non possiedono un computer a casa, usano quello dell’ufficio. E difatti, con frequenza altissima si richiedono prestazioni «in pausa pranzo», formula che ricorre ossessiva: «Cerco signora a Torino in pausa pranzo», «ragazzo cerca ragazzo a Bari in pausa pranzo».

Alla secchezza formulaica, qualcuno aggiunge un tocco di invenzione poetica, come il piccolo genio dell’allitterazione, quasi shakespeariana, che scrive: «A Modena, pompe in pausa pranzo». Anche i poeti dovrebbero frequentarli, perché l’invenzione spontanea, brute a volte dà qualche perla. Un neo-Marino Moretti: «Piove a Milano adesso, ma con Amanda...». Nelle intestazioni prevale l’endecasillabo. Alcuni esempi: «Per vere intenditrici di gelati», oppure, «Cercasi nero disperatamente»; più discorsivo, e sempre un po’ morettiano: «Vuoi venire a trovarmi ad Alessandria?». Sino a «Per vere trasgressioni dannunziane». Lascio immaginare quali siano.

I refusi spesso aggiungono un tocco d’involontario dadaismo: «Vuoi solo fartela laccare?». I moralisti possono capire assai sull’ethos dei white collars italiani. Tutti e tutte si dichiarano a un tempo «perbene, distinto/a, pulito/a», e «trasgressivo/a, supertrasgressivo/a, trasgressivissimo/a». In un mondo così perbene e distinto i soldi non si nominano mai. Li si sostituisce col codice «rose»: «Graditi mazzi di rose», «300 rose ad abboccamento», «offro rose se richieste». Fino alla ragazza milanese che chiarisce: «Niente rose, voglio un computer pentium con stampante».

Un neo-Maupassant, troverebbe materia per amarissime comedies des mœurs tra perbenismo e sordidezza. Frequentissimo: «Cerco ragazza straniera senza casa, posso ospitare». Un Bel Ami, molto attardato, «ragazzo 34 anni», mette all’asta «la sua verginità» e si offre come «Braccio Destro [maiuscole sue] di grandi manager, imprenditori, artisti, giornalisti e politici». Niente più Maison Tellier – rimpiante dai neo-fascisti, ma molte storie come questa: «Ciao, sono Jessica, una casalinga milanese annoiata dalla solita routine. Ho 35 anni e un bel fisico. Cerco maschio (over 30) educato, serio, distinto e generoso (adoro i mazzi di rose)».

Tutto questo, quest’universo di fantasie, frustrazioni, lacerazioni tra perbenismo bigotto e voglia di «trasgressione» si scatena in particolare «in pausa pranzo», come ho detto. Ma prima ha galleggiato a lungo nella mente. Se la qualità del lavoro burocratico è pessima, qui c’è una ragione, tra le tante.

 

 

11-11-2014 | 00:09