Il Mondiale senza di noi

Dopo il mundial in Brasile, patria naturale del calcio, la FIFA continua la sua politica aggressiva alla ricerca di nuovi mercati. Questa estate sarà la volta della Russia. Dopo aver visto in tempi recenti la coppa del mondo ospitata da Stati Uniti, Corea del Sud, Giappone e Sudafrica e con i prossimi mondiali già assegnati al Qatar.

Sperando che gli azzurri riescano a qualificarsi nel 2022 per i prossimi mondiali nel golfo persico, ecco un breve sunto per districarsi in queste settimane di calcio non potendo appigliarsi alla tradizione e allo spirito garibaldino della nostra nazionale.

Il primo dubbio sta nel chi tifare. Una risposta colta poteva essere quella di sostenere la Francia tornata in Russia due secoli dopo Guerra e Pace, ma in queste ore al limite dell'incidente diplomatico pare più opportuno spostare il nostro tifo sotto i Pirenei. Il gioco politica internazionale che viaggia in parallelo con lo sport funziona sempre. Ricordiamoci che due anni fa l'Inghilterra venne eliminata agli Europei dall'Islanda giusto pochi giorni dopo il referendum della Brexit. Uno schema di conversazione- questo- ovviamente sostenibile solo se si conoscono i nomi dei primi ministri internazionali bene quanto i selezionatori delle nazionali.

Un'altra soluzione potrebbe essere quella di tifare le nazionali dove giocano i campioni della propria squadra di club, e vista la forte presenza di stranieri nel nostro campionato pare una scelta impegnativa. Ovviamente è meno divertente della prima, ma rientra sempre nel nostro spirito guelfo e ghibellino.

Una terza posizione, neutra, è praticabile solo in caso di buona memoria: prevede di ricordare i vecchi mondiali sul filo del vintage e del modernariato che oggi pare molto di moda: fare mente locale sul new american cinema e il calcio totale olandese, sul Festivalbar e le compilation di musicassette bootleg per Spagna 1982, sui primi cd che si iniziavano a masterizzare venti anni fa in contemporanea a Francia 1998...

A questo punto, dopo aver tracciato le più forti linee editoriali praticabili per una eventuale conversazione dedicata ai mondiali, esiste un'altra grande possibilità semantica: la nichilista.

Erede della gloriosa tradizione degli intellettuali di Capalbio anni ottanta. Che ci portò benissimo nel 1982 quando la nostra nazionale vinse il mondiale a Madrid. 

Cambiare quindi immediatamente argomento, compiacendosi ovviamente dell'Italia calciofila e ottusa umiliata dall'eliminazione e praticando una di queste due possibilità di seguito elencate.

Come prima ipotesi per coerenza si può dire che si ama tutto lo sport (puro) tranne che il calcio (corrotto), dimostrando familiarità su Wimbledon, il Mondiale di Formula Uno e sul Tour de France  ovvero gli altri grandi eventi sportivi internazionali di queste settimane.

Ma se lo spirto guerrier “capalbietto” ruggisce ancora, il vero uomo di cultura -dopo i consueti anatemi contro lo sport oppio dei popoli- riesce a imporre come argomento di conversazione il pronostico sul premio Strega, la programmazione delle arene estive che stanno chiudendo, le date esatte dei concerti in città, l'elenco dei festival dei cortometraggi nei paesini dell'hinterland o al mare, concludendo con le vere letture di tendenza da sfoggiare sotto l'ombrellone. Facendo una distinta di genere le donne possono sempre sfoggiare una mezza dozzina di serie tv latine viste nelle scorse settimane, fruibili comodamente in rete e da consigliare per l'estate monsonica che vivremo tra luglio e agosto. Quando saremo in ferie finiti finalmente questi inutili mondiali senza Italia.

A questo punto dobbiamo iniziare già ad essere seriamente concentrati sugli Europei che ci saranno tra due anni. Magari giocando finalmente in Europa, dopo questo mondiale sabbatico, il ruolo da testa di serie. In tutti i sensi. 

 

 

13-06-2018 | 18:16