Il vino a sud ovest della Francia

Sommelier alle prime armi, faticavamo a distinguere le sottili differenze delle appéllations e spesso era facile confondere le sottozone di Bordeaux con quelle del sud-ovest. In effetti, in moltissimi casi i vitigni sono gli stessi, il clima di poco differente e le condizioni del suolo non così dissimili.

Un viaggio a Tolosa, Bayonne e dintorni, gli incontri e le degustazioni hanno chiarito i dubbi, seppure i confini siano stati delineati tenendo presenti aspetti diversi da quelli territoriali.

Muoversi e scoprire, sempre, come diceva Italo Calvino: “…Arrivando a ogni nuova città il viaggiatore ritrova un suo passato che non sapeva più d’avere: l’estraneità di ciò che non sei più o non possiedi più t’aspetta al varco nei luoghi estranei e non posseduti…”.
Il tempo ha fatto il resto: le appéllations del sud-ovest sono schiacciate da Bordeaux, che con la sua capacità di fare sistema e mercato sia in Francia che all’estero, ha relegato al ruolo di secondo piano questa regione.

Piccoli e grandi produttori crescono, e stanno regalando vini in stile assai tradizionale che sarebbe ingiusto definire rustici ma che dalla terra partono e alla terra arrivano.

Si pensi alle potenzialità del vitigno Tannat oppure si ricordi l’affascinante storia del vino nero di Cahors, che a partire dal basso-medioevo (XIII secolo), deliziò i banchetti di molte corti europee, in particolare quelle della vicina Inghilterra. Il nero di Cahors era un’eccezionale e potente declinazione dell’uva Malbec (oggi così apprezzata a Mendoza, in Argentina), prima che la fillossera spazzasse via questi espressivi e vigorosi vigneti.

Ancora oggi il Cahors, quando viene vinificato con attenzione e cura, dà origine a vini molto buoni, scuri, tannici e longevi. Un consiglio? Provateli con il prosciutto di Bayonne su un crostino al burro di Normandia, seduti al tavolino di un bistrot e l’Atlantico di fronte.

Certamente è Bergerac l’appéllation più conosciuta e più estesa di tutto il sud-ovest: a far da confine con il vicinissimo bordolese è il fiume Dordogna.

Qui le viti sono di antichissima origine se consideriamo che sono attestate coltivazioni di uva già dall’epoca romana.

I vitigni coltivati sono quelli di Bordeaux: Merlot, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, per i rossi e Sémillon, Sauvignon Blanc e Muscadelle per i bianchi.

Vale davvero la pena di fare una sosta a Bergerac: si possono trovare eccellenti vini a prezzi assai più competitivi del più nobile vicino di casa.

Interessante anche Buzet, una piccola denominazione che si estende tra Agen e Marmande e che nei secoli è stata serbatoio per uva da taglio, sempre per la vicina Bordeaux.

Oggi Buzet offre vini da affinare in legno, assai longevi e gradevoli: interessantissimi quelli de Le vignerons de Buzet, i cui prodotti sono venduti con i nomi delle singole tenute, una coopérative che ha scelto di distinguersi per la qualità, oltre che per la quantità (come spesso avviene per le cooperative in genere).

Da tenere in alta considerazione anche la piccola zona di Marcillac, area forestale e un poco selvaggia dove, per la conformazione dei suoli, spesso l’uva è coltivata su terrazzamenti ricavati sui ripidi pendii.

Qui a farla da padrone sono le uve Fer e Mansois, rustiche e piuttosto dure. Sono vini da invecchiamento che negli anni offrono spiccati aromi di pepe, spezie e unguenti balsamici.

Nelle aree più a sud, come ricordato prima, è l’uva Tannat a distinguersi, come a Madiran, storica area di passaggio verso Compostela, dove i vini rigidi e durevoli servivano alla conservazione per i lunghi e laboriosi pellegrinaggi dei fedeli.

I vini qui prodotti trovano nei tagli con uve più fruttate e con la rustica Fer, un’espressione gradevole e caratteristica.

Jurancon è lembo estremo a sud-ovest le cui coste e vigne lambiscono i piedi dei Pirenei, attorno a Pau. Area vocata per vini bianchi da vitigni tradizionalissimi come il Gros Manseng, il Petit Manseng e il Courbu è purtroppo poco considerata nel panorama enologico mondiale.

Peccato davvero, i bianchi dai sentori eleganti di pesca, ananas e mango sostenuti da una bella acidità, sono affascinanti, ricchi e suadenti.

Per chiudere, una fantastica micro zona, Pacherenc du Vic-Bilh, un fazzoletto di poco più di 100 ettari a ovest di Auch e a nord di Pau. Qui si producono in particolare vini bianchi semi-dolci e dolci, da uve tradizionali come la Ruffiac, la Petit Courbu, la Gros Manseng e la Petit Manseng.

Perfetto l’abbinamento tra il dolce del vino e il grasso del Foie gras alla griglia: non c’è solo Sauternes, non c’è solo Bordeaux.

 

 

27-01-2016 | 11:30