La beffarda salita al Sacro Cuore

La chiesa più visitata di Parigi, dopo Notre Dame, è verosimilmente il Sacro Cuore. E diciamo che nel tragitto dall’una all’altra si sale d’altitudine, dalle rive della Senna alla collina di Montmartre, ma si scende in qualità estetica. Intendiamoci, è bello vedere Sacré Cœur la notte, lassù, opalescente, vegliare su Parigi con la sua cupola oblunga e il suo nome sentimentale; è ancora più bello dalla gradinata contemplare le luci e i monumenti della grande città.

Tuttavia, in sé, la chiesa è senza dubbio bruttina; il campanile poi, con quel profilo d’acquedotto, è brutto a qualsiasi ora e da qualsiasi angolo lo si guardi. Per chiarivi le idee, girate a destra, dando le spalle al Sacro Cuore, ancora a destra, e troverete Saint-Pierre de Montmartre, una delle poche chiese romaniche (almeno il coro) di Parigi, indiscutibile nella propria severità. Invece a Sacré Cœur, che siano i mosaici alla bizantina, la facciata stile tempio delle sabbie, il gigantesco Cristo triumphans che si lancia in volo sulle teste dei fedeli, tutto trasuda il kitsch di una religione che non si sente più tanto certa della propria forza e cerca con gran pompa di simulare un ritorno alle origini.

Non a caso Sacré Cœur fu eretto all’indomani della Comune, anzi ad «espiazione dei peccati commessi» durante la Comune, dal 18 marzo al 28 maggio 1871; nel punto preciso in cui scoppiò la prima sommossa che portò alla cacciata del governo Thiers, appena insediatosi dopo la sconfitta di Napoleone III per mano della Prussia di Bismarck. E certo i comunardi esagerarono: fucilarono l’arcivescovo e distrussero alcuni dei simboli del potere imperiale: buona parte delle Tuileries, la colonna di Place Vendôme. La repressione, va da sé, fu ben più cruenta, al punto da essere definita la semaine sanglante - Robert Thombs ha scritto che la Comune conobbe più morti che partecipanti.   

Comunque a quel tempo, per altro anche in Italia, i governi non erano tanto docili verso i tentativi della chiesa di stigmatizzare le città col proprio sentimento, e così nel 1885 il governo francese dedicò la strada dove sorge Sacro Cuore al Chevalier de la Barre. Chi era? Un giovane di 19 anni che amava fischiettare canzonette oscene quando sfilavano le processioni religiose, oltre a leggere notturnamente e segretamente il Dictionnaire philosophique di Voltaire. Furono grosso modo tali audace che nel 1765 gli valsero la condanna alla decapitazione. Non paga, la sentenza soggiungeva di tagliargli prima la lingua e poi di bruciarne il cadavere; ci si limitò a spezzargli le ginocchia, prima di tagliargli comunque la testa.

Nel 1905 una statua in suo onore fu eretta proprio davanti al Sacro Cuore: il giovane vi era rappresentato nel momento del supplizio, deformato da una smorfia di dolore. Spostata alcuni anni dopo in un giardinetto più appartato, nel 1941 il governo Petain la sacrificò all’industria siderurgica; nel 2001, nello stesso luogo, ne fu eretta una dalla posa più composta. È ancora lì, in Square Nadar, a due passi dal cupolone, malinconica e beffarda, comunque terribile quando se ne legge l’iscrizione: 1745-1766. Supplicié pour ne pas avoir salué une procession.

 

 

21-12-2014 | 23:13