Perché ha meritato il Nobel

Lorenzo Longagnani

La decisione di assegnare il premio Nobel 2016 per la Letteratura a Bob Dylan ha suscitato un acceso dibattito internazionale tra coloro che ritengono meritato il riconoscimento e coloro che, invece, sostengono che un musicista non possa essere insignito di un premio destinato ai soli letterati. Questi ultimi, pur riconoscendo il valore dell’artista, sono convinti che non dovesse riceverlo, e neppure essere candidato, in quanto musica e letteratura sono due forme d’arte distinte, sebbene si intreccino frequentemente e magnificamente. Uno scontro culturale tra numerosi intellettuali che inviano, da tutto il mondo, le loro ferme posizioni in un dibattito che dura ormai da secoli. Una diatriba mai conclusa, bensì ciclicamente sopita, che si riaccende ogni volta che un evento discutibile accomuna le due discipline. Questa volta però, il tema riguarda una leggenda vivente, un anticonformista nato, un genio, un profeta ribelle che nelle svariate candidature, si alternano dalla prima nel 1996 ad oggi, era sempre stato respinto e ritenuto non idoneo. Alla fine, invece, è riuscito a vincere e a scagliare una pietra che ora rotola dritta verso la coscienza di chi è convinto che ad ogni cosa o persona debba essere conferita un’etichetta ben definita e, forse, più rassicurante. Lui per ora resta nell’ombra, non si espone, sono i suoi tanti sostenitori a rivendicare pubblicamente le sue grandiose capacità di essere un sublime musicista e allo stesso tempo un poeta sensibile e finissimo, un letterato, illuminato. E il bello è proprio questo, chi, meglio di Bob Dylan, può assumersi il peso di essere il centro di una contesa intellettuale così antica e attuale?

Dopo una vita spesa a scrivere canzoni, sulla gente e per la gente, da molti ritenute vere e proprie poesie, a sgretolare pregiudizi, a dare voce anche agli ultimi, a denunciare orrori ed ingiustizie della società, a scrollarsi di dosso dogmi e a fare rivoluzioni pacifiche e culturali senza mai smettere di innovare e lasciare al mondo opere durature attraverso la fede granitica nelle proprie idee artistiche, ora si trova ad essere il perfetto detonatore di una battaglia filosofica che per molti anni lo aveva sfiorato senza mai tuttavia colpirlo in pieno. Ora che ha vinto il Nobel si attende ansiosamente il suo pensiero in merito.

Coloro che sono contrari ritengono che, diversamente da quanto si riteneva in passato, errando in una definizione troppo generalizzata, la letteratura e la musica debbano essere distinte, due discipline che si mescolano frequentemente ma sono  talmente differenti nella forma da non poter essere associate. Due splendide forme di arte assoluta che però delineano presupposti troppo profondi e palesi perché possano essere componenti della stessa disciplina. La letteratura, ritengono gli oppositori del premio a Dylan, comprende testi, poesie, racconti e novelle che, nel modo in cui vengono scritti e letti non necessitano dell’aggiunta di una musica “esterna e realizzata da strumenti musicali” visto che già l’autore, tramite il proprio stile, ha generato una musicalità nel testo, udibile solo da chi ama e gode della lettura. La musicalità, nella Letturatura emerge dal testo, da sola, non ha perciò nessun bisogno di altra musica, la condizione necessaria per ascoltare la melodia che scorre nelle parole è infatti il silenzio.

I favorevoli mantengono altresì un’opinione diametralmente opposta, essi rifiutano quei rigidi incasellamenti schiavi di canoni le cui fondamenta tendono ad ingabbiare un artista, a porgli limiti espressivi e confini professionali, se sei un musicista non sei un letterato, Dario Fo era un attore di teatro e non un letterato. Invece, è proprio quando un artista si ribella a questo inquadramento e segue la propria strada che nascono nuove espressioni e moderni generi. Se “la letteratura” ha già nelle parole e nella loro dislocazione una musicalità, per cui non ha bisogno di altro se non di una metrica le cui parole facciano leva sull’immaginazione del lettore e generino in esso una melodia evidente, unica e personale, perché l’autore dell’opera non può decidere, se in grado, di esaltare la musicalità del testo con le proprie abilità? Siano esse espresse cantandole e suonandole?

Perché i più grandi letterati di tutti i tempi come Dante, Petrarca, Omero e Virgilio chiamano i loro capitoli col nome di canti? Certamente si tratta di opere talmente lunghe e complesse che non sarebbe facile metterle in musica, ancorché sarebbe possibile. Questi immensi autori lasciavano spazio al matrimonio tra musica e letteratura, non le separavano di certo.

Si tratta di due ampie discipline con regole proprie, entrambe riconosciute come forme d’arte. Quindi Dylan, grandissimo musicista, non può ricevere il Nobel alla letteratura, perché non è un letterato, soltanto se avessero istituito un Nobel per l’Arte, allora avrebbe potuto concorrere e vincerlo. Questa tesi, però, non può essere accettata da chi ritiene che la musica sia una componente della letteratura a tutti gli effetti, dalla seconda metà del novecento ad oggi in modo preponderante, cambiando per sempre gli stereotipi che definiscono la letteratura, apportando un cambiamento radicale ed inarrestabile, riqualificando ed ammodernando la disciplina delle “lettere”, allargandone la visione precedente, arricchendola nell’esprimersi in forme nuove, più dirette ed evocative, più facili da ricordare, artiglieria congrua ad un cambiamento culturale che si è sviluppato su forme più forti, dirette e veloci applicate alla sintesi e all’utilizzo crudo e massiccio di figure retoriche. Non è stata abbandonata la scrittura, la scrittura è sempre alla base della letteratura, la realtà, per taluni ritenuta molto triste, è che nella letteratura contemporanea sono stati abbandonati gli scritti classici, sostituiti dalle canzoni e dalla cinematografia.

Se Dylan avesse fatto soltanto il poeta, senza sostenere il testo con la sua musica, aggiunta da strumenti che emettono suoni, ovviamente avrebbe espresso, tramite il collocamento delle parole e delle strofe nel testo, una melodia silenziosa, melodia che ognuno avrebbe immaginato propria e diversa da quella di ogni altro ascoltatore. Dylan, corroborandola con la musica, ha voluto dare una sola melodia uguale per tutti, la sua, definita e ben riconoscibile, che non lasciasse spazio all’immaginazione di colui che la legge e quindi ascolta, perché sicuro e convinto che la “sua” fosse perfetta e migliore di quella che avrebbe tratto o dedotto il destinatario. In breve, era talmente certo che la sua musica fosse migliore di quella che avremmo potuto associare nella nostra testa alle sue parole che ha deciso di farlo lui. Supportando la poesia e la lirica del suo testo con la forza di una musica su misura nell’assoluta convinzione che ne avrebbe esaltato più di ogni altro la letterarietà, per durare nel tempo nell’immaginario collettivo di milioni di persone. Non lo soddisfaceva che le sue parole fossero lette nel silenzio lasciando spazio a infinite interpretazioni e significati, ha voluto che, tramite il forte viatico della musica, arrivassero a noi con un impatto più dirompente, di rottura, soprattutto perché era solito trattare temi molto importanti per l’opinione pubblica. Assumendosi con coraggio responsabilità rischiose e sconosciute. Prima di lui, e prima di influenzare tanti altri suoi colleghi come John Lennon e Neil Young, nessuno aveva mai tentato una rivoluzione imbracciando una chitarra al posto del fucile.

Quel silenzio, tanto apprezzato da chi considera la Letteratura come arte espressa unicamente dalla scrittura di testi, è ora utilizzato e restituito in maniera sapiente e misteriosa da Dylan Il menestrello, non si è ancora esposto ai media in merito alla sua vittoria, e lascia, come sempre, al pubblico il compito di fare i conti con la propria coscienza, dando adito alle varie sfaccettature di chi prova per lui amore o odio, invidia o stima, in un silenzio rumorosissimo, perché tanto sarà la storia a raccontare la verità su quel che ci ha dato, e non importa se ci sono voluti tanti anni e sono piovute tante critiche. Alla fine, ha vinto ancora lui.

 

 

18-10-2016 | 13:24