Quando il vino è silenzio

Il binomio uomo-vino ha sempre costituito un indissolubile rapporto sin daitempi più antichi. L’essere umano e la bevanda di Bacco si sono evoluti insieme ai sedimenti della storia, sulle nostre vite, tra le nostre abitudini.

I vini degli uomini, e non delle aziende, rappresentanole gemme della viticoltura del secolo scorso ma anche di quello appena iniziato, nella speranza sempre più concreta che nuovi profili possano lascare un’impronta indelebile nella storia futura dell’enologia italiana e mondiale, così come hannosaputo fare molte grandi figure del passato.

Non sono necessariamente i produttori più famosi e affermati ma, almeno alcuni di loro, senza dubbio, oggi rappresentano e testimoniano scelte, altre, diverse, personalissime e di assoluto spessore. Un comparto che ama definirsi e farsi definire “naturale” ma che vale profondamente se è in grado di rivelare nei vini quell’equilibrio e quell’armonianella conoscenza della natura e nell’osservazione, così come nello studio delle enormi variabili che influiscono nel lungo lavoro che parte dalla vendemmia, attraversando le fasi di vinificazione e affinamento, per arrivare al bicchiere.

Corrado Dottori è uomo del vino, in senso assoluto; persona che merita una stima incondizionata per le proprie scelte di vita e una visione profonda e appassionata della propria opera. Lasciati Milano e un lavoro in carriera, torna nelle terre del nonno per capire e per vivere.

Qui trova il suo respiro, la sua espressione: sceglie la biodinamica per dare voce alla Natura e ai suoi ideali. Essere vignaiolo per Corrado, significa innanzitutto raccontare il territorio, con le sue mille complessità, e seguire le stagioni, con le loro evoluzioni sempre differenti. È anche per questo che ha scelto il biologico, così da esprimere senza distorsioni ciò che la terra porta con sé. Da anni lavora nei vigneti cercando di salvaguardare e lasciare esprimere al massimo la biodiversità, seminando tra i filari favino, veccia, pisello, erba medica e lasciando prosperare le essenze spontanee. Nei campi non concima, trattando solo con zolfo e piccole dosi di rame. Le basse rese per ceppo, l’accurata selezione delle uve in vendemmia, manuale, le fermentazioni spontanee con lieviti indigeni, i bassi livelli di solforosa, gli attenti affinamenti sono la parte più importante del suo lavoro. 

Infatti i vini che produce sono forma plasmata di ciò che lentamente, nel tempo, sta costruendo; eccolo nel calice il suo Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Riserva Gli Eremi.

Spesso ricordiamo i prodigi di questo vitigno, purtroppo tanto bistrattato,che sottolineano ancor più il legame con il passato nella vigna e la conoscenza(non tecnologia sfrenata) in cantina. Il vino si rivela nelle sue caratteristiche principali; quella leggera surmaturazione delle uve dona ulteriore morbidezza e complessità. Profumi di fiori gialli al sole, tocchi agrumati, scia minerale, frutta gialla: chiudi gli occhi e pensi alla Loira più grande, invece sei a Cupramontana e ne vale davvero la pena…

Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Riserva Gli Eremi 2013

Annata degustata dalle vasche e non ancora in bottiglia, promette meraviglie, in quel tono tanto minerale e agrumato, nel profumo più seducente del mandarino, nelle nuance vegetali e in quell’armonia di beva semplice e profonda.

Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Riserva Gli Eremi 2009

Struttura e complessazione aromatica un poco di frutta giallaconfit e un poco di idrocarburi; vino per la tavola in tutte le combinazioni del verbo mangiare.

Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Riserva Gli Eremi 2004

Il primo anno di Corrado Dottori con le fermentazioni spontanee: un esame superato anche a undici anni da quella vendemmia. E nell’attesa del tanto tempo in bottiglia si legge la struttura e le potenzialità di un vitigno e di un luogo, Cupramontana. Il coniglio in porchetta è il suo abbinamento ideale.

 

Foto: Francesco Orini

 

 

07-04-2015 | 15:56