Ricordando Mario Monicelli

Paolo Villaggio è un uomo elegantissimo, forse il più elegante del cinema italiano. Veste quasi sempre, sia d'estate sia d'inverno, con raffinatissimi caffetani colorati. Sopra, invece, indossa con grande disinvoltura giacche occidentali. Non è solo uno dei maestri del cinema italiano, è anche l'inventore dell'ultima maschera della commedia italiana: Ugo Fantozzi. Un giorno, i ragazzi del futuro, potranno rivivere, attraverso "i modi goffi e impacciati" di questo ragioniere, come li definisce il dizionario Zingarelli, molti dei vizi della società italiana del secondo millennio. Sui fioridelmale.it pubblicheremo alcuni stralci del libro-intervista <Paolo Villaggio con Luca Sommi "Non mi fido dei santi - autobiografia bugiarda" (Aliberti editore, 2011)>. Oggi il grande attore ci racconta delle cene a casa di Ugo Tognazzi con alcuni mostri sacri del cinema italiano.

Raccontaci le famosissime cene a casa di Tognazzi, quelle in cui lui cucinava. Innanzitutto chi c’era?

Marco Ferreri, Mario Monicelli, Vittorio Gassman, Luciano Salce, Adolfo Cieli e tanti altri.

Il grande cinema italiano…

Un rituale famoso. Lui era un uomo allegro e sincero ma aveva un grosso difetto: era convinto di essere un ottimo cuoco. Invece non lo era, anzi, era un disastro. Avrà letto mille libri di cucina, ma non gli riusciva.

Quando avvenivano queste cene?

Sempre di venerdì sera. Un rituale che avevamo chiamato “L’ultima cena dei dodici apostoli”. Lui si impegnava al massimo: inventava, sperimentava, cucinava piatti stranissimi. 

Ad esempio?

Il Maial-tonné, terribile, oppure fettoni di mortadella impanati come le bistecche alla milanese. E diceva: “Questa è una mia invenzione”. Sì, va bene, ma perché inventare quando esistono tante buone ricette? Ricordo una volta in cui cucinò queste fettone di mortadella impanate con ancora la pellicola di cellophane intorno…

Voi gli dicevate la verità?

Alla fine della cena lui chiedeva: “Voglio sapere la verità”. Io rispondevo sempre: “Nessuno dirà mai la verità, sono tutti attori”. Come quando vai a vedere qualcuno a teatro, magari vedi una cagata pazzesca ma poi in camerino fai i complimenti.

Dunque non seppe mai il vostro vero giudizio?

Una volta decidemmo di fare delle votazioni segrete su ogni portata con dei bigliettini anonimi. Si poteva scegliere tra i seguenti giudizi: straordinario, ottimo, sufficiente, insufficiente, cagata, grandissima cagata. Lui parte con “Risotto alla moda mia”. Ferreri solo sentendo il nome della portata si rifiutò di assaggiare. C’erano dentro delle cose atroci. Alla fine di questa cena lo spoglio delle schede. Verdetto. “Risotto alla moda mia”: grandissima cagata, cagata, cagata, grandissima cagata, grandissima cagata, cagata, grandissima cagata, grandissima cagata. “Triglie di bosco”: cagata, grandissima cagata, grandissima cagata, grandissima cagata, grandissima cagata, grandissima cagata, cagata, grandissima cagata. “Coniglio di paranza”: grandissima cagata, grandissima cagata… a questo punto lui disse: “Basta! Adesso mangiamo in silenzio e finiamola con questa pagliacciata”. Alla fine Ugo mi chiese tutti i bigliettini: voleva portarli da un grafologo per scoprire chi erano gli infami.

Altro aneddoto.

Una volta Monicelli, alla fine della cena, prese una busta di plastica trasparente e comincio a girare per la tavola e a riempirla degli avanzi. Tognazzi, ancora vestito da cuoco, col cappello bianco, chiese: “Mario cosa fai? Ti porti a casa la cena? Ti è piaciuta così tanto?”. La risposta di Monicelli: “No, li porto all’istituto italiano di criminologia! Ti voglio denunciare per tentato omicidio!”.

Tognazzi che uomo era?

Tognazzi, era una persona di intelligenza molto raffinata, forse il più intelligente tra gli attori. Se ne è andato troppo presto.

E Gassman è vero che aveva un caratteraccio?

No, era un nobile. Una delle persone più oneste che abbia mai incontrato, sapeva dire la verità. Non era un padrone, era un esempio. Sfortunatamente la sua biografia non è inventata, dunque perde qualcosa, però era immenso. Sul set sembrava un principe. Se un attore giovane aveva un problema lo affiancava, gli appoggiava una mano sulla spalla, gli parlava, lo tranquillizzava.

Altra domanda: era un attore comico o drammatico?

Non era un attore comico, era un grande attore drammatico. È stato costretto da Monicelli a diventare un comico con “I soliti ignoti” e “La grande guerra”.

Qualcuno dice che quella è stata la grande fortuna della sua carriera…

Così ha avuto il successo, ma non nasce come attore comico. E poi era troppo bello per fare il comico, infatti lo costringevano a balbettare, a fare smorfie ridicole, a radersi a zero.

Aveva la fama di antipatico...

Ma no, era un uomo sarcastico, tutto qui. “Ti sto sui coglioni vero?”, mi diceva sempre. E aggiungeva: “Ma anche tu sai!”. 

 

 

14-05-2014 | 01:26