Sono altre le tue colpe, Alessandra

 
La faccia della signora Alessandra Mussolini assomma, come per interventi di un caricaturista maligno, due fisionomie distinte e assai caratteristiche: gli occhioni a palla un po’ spiritati del nonno, e la boccona ipersessuata della zia. Anche i modi energici ci parlano di due mondi che si ricombinano: l’osteria romagnola in cui il nonno iniziò la carriera di arruffapopolo, e il vascio napoletano della zia nel ruolo di pizzaiola.
 
L’onorevole Scicolini-Mussolone, così dovemmo mimarne la fisionomia dell’onomastica, con quei simpatici modi, in passato, ha posto un dilemma di alta ambizione intellettuale: meglio essere froci o fascisti? Lo ha posto, brutalmente, nell’intento di offenderlo, al contraddittore, Vladimir Luxuria, che si presentava in impeccabile tailleur e con i modi garbatissimi di una  vera signora. Poiché mi sento chiamato in causa come frocio, ben certo, vorrei tentare di rispondere a sì alto quesito.
 
Gentile signora, ho avuto alcuni parenti massacrati dagli scherani – oh, pardon, ragazzi di Salò – del suo caro nonnino. E quindi fascista non sono mai stato. Nemmeno lo furono i miei antenati. Una parte della mia famiglia vive oggi in Brasile, dove ha trovato riparo e salvezza dalle leggi razziste volute dal suo caro nonnino. Al suo caro nonnino, e al movimento da lui fondato, il nostro Paese deve la più clamorosa sconfitta bellica e catastrofe sociale e morale degli ultimi duemila anni della nostra storia. Vero che un ex ministro degli Esteri, suo ex amico, non più tardi di qualche anno fa definì il suo caro nonnino: “Il più grande statista del XX secolo”.
 
Sembra però a me un segno di inqualificabile lobotomia della memoria che molti italiani riescano ancora a pronunciarne il nome senza sputare per terra prima e dopo. Lei certo proverà profonda commozione – non potrei negarglielo, se fosse solo un sentimento privato – pensando a quale tempesta d’affetti si sarà scatenata in seno al suo storico nonno mentre scappava travestito da tedesco – il patriota! Dovrebbe però capire cha a me, e, spero alla maggioranza degli italiani giovani, tale tempesta d’affetti è più che legittimo che faccia un baffo.
 
Fortunatamente l’imbianchino di Braunau-am-Inn era sterile. Ma nel caso funesto che fosse esistito un figlio di Hitler, il quale avesse generato una nipote da un improbabile connubio con Zarah Leander, dubito che la ragazzona – chiamiamola ipoteticamente Trudeliese Hitler – siederebbe oggi al Bundestag. Che abbia lei un seggio a Montecitorio è un ulteriore segno funesto di quel che ho appena chiamato lobotomia della memoria. Non è mai esistito un progetto totalitario frocista di dominio del mondo – anche se molta della bassa letteratura che leggeva suo nonno, in gran parte prodotta dall’imbianchino di cui sopra, spesso associava froci a ebrei attribuendo loro le più losche trame.
 
Credo sia inutile che con lei rivendichi medaglie antiche e nuove; nomi come Michelangelo, Leonardo, Wilde o Schubert, o Auden, o Britten, con la cultura che corre nella sua famiglia credo significo poco o nulla. Non me ne voglia: sono orgogliosissimo d’essere frocio, e non sa quanto mi diverto. 
 
15-03-2014 | 10:53