Ecco chi ci ha fatto vincere il mondiale
Nel romanzo non è importante la storia, ma come la racconti. Ne I promessi sposi, nonostante i tentativi della scuola di farcelo odiare in tenera età, ciò che conta è la scrittura, non tanto la storia, né più né meno avvincente di tante altre.
Ammesso, e non concesso, che questo assunto corrisponda al vero potremmo dire che questa regola vale per qualsiasi cosa. E la dimostrazione empirica l’abbiamo vista durante questi mondiali su Sky sport, in cui un giornalista che risponde al nome di Federico Buffa – un passato nel mondo del basket in tutte le sue anse, fino a commentatore del campionato Nba – ha raccontato, in punta di piedi, il calcio non come espressione meramente sportiva dell’agire umano sudante ma come esperienza assoluta del vivere umano.
Lo sport, in questo caso il calcio, il più popolare alle nostre latitudini, capace di diventare summa narrativa – dunque archetipo, paradigma – del nostro vivere sociale, con le sue meschinità e le sue gioie, i suoi protagonisti e le sue storie, dunque lontane dal campo verde e dall’immanenza dell’azione.
Federico Buffa, prima con un programma dal titolo Federico Buffa racconta storie mondiali e poi come invitato ai dibattiti televisivi pre e post partita, è stato capace di trascinare la storia del calcio, abbracciandola con quel suo modo elegante e pudico, intelligente e colto, nella storia dell’uomo tout court, come fosse oggetto prezioso, quasi da storia dell’arte. Esercizio molto complesso, percorso di rovi e di trappole, quello di voler portare in ambito realistico – il calcio non è trascendenza, ma si consuma lì, nell’attimo, nel gesto, traendo la sua teoria proprio dall’esperienza – la retorica strutturata, le storie che stanno altrove, le dimensioni, appunto, che trascendono.
La letteratura sullo sport, sul pallone in particolare, è infatti cosa abbastanza rara se si considera l’ampia platea che potrebbe cibarsene. Pochi nomi, dai nostrani Gianni Brera e Giovanni Arpino, ai sudamericani Eduardo Galeano e Osvaldo Soriano, per citarne alcuni. Con quest’ultimo capace di scrivere, a detta di molti, il più bel racconto sul calcio della storia della letteratura: Il rigore più lungo del mondo, pubblicato in Italia da Einaudi nella raccolta Pensare con i piedi (come sempre accade in Italia le traduzioni sono un disastro, se si pensa - non con i piedi - che il titolo originale della raccolta era Cuentos de los años felices). Vicenda in cui si narra di un rigore concesso all’ultimo secondo di una partita, in Patagonia, da un arbitro corrotto, che a causa dell’invasione di campo dei tifosi viene tirato dopo una settimana in cui succede di tutto (l’esito non lo diciamo per chi volesse leggerlo).
Dunque non erano tanti, ma c’erano, questi Gadda spiegati al popolo, questi umanisti sacrificati tra regole circoscritte e baldanza popolare che, come è noto, vuole andare al sodo, senza troppi giri di parole. Oggi da noi c’è Federico Buffa che in ambito televisivo, e non, ha davvero pochi paragoni: niente cose tecniche – per queste ci sono già gli altri, tanti – ma solo risvolti di copertina, storie nascoste, avventure umane, cultura e tanta intelligenza dinamica, quella che svela nuove connessioni tra le cose della vita.
Anche quando incontra i mostri sacri Buffa lascia un segno indelebile. È accaduto pochi giorni fa, al cospetto della più famosa voce di telecronaca calcistica sudamericana, quel Victor Hugo Morales capace di piangere – lui, uruguagio, uomo anche di lettere – al gol del secolo di Maradona contro l’Inghilterra nel Mondiale del 1986. Ricordate? “...la va a tocar para Diego, ahí la tiene Maradona, lo marcan dos, pisa la pelota Maradona, arranca por la derecha el genio del fútbol mundial, y deja el tendal y va a tocar para Burruchaga... ¡Siempre Maradona! ¡Genio! ¡Genio! ¡Genio! ta-ta-ta-ta-ta-ta... Goooooool... Gooooool...”.
Bene, Federico Buffa parla di lui per poco più di un minuto (video sotto) e il mito, il cronista del gol più bello – e lungo, anche qui – del mondo, allarga le braccia, stupefatto che quelle parole meravigliose e così evocative fossero proprio per lui.
Ecco chi davvero ha vinto il mondiale per tutti noi costretti a Balotelli e dintorni. Uno dei migliori giornalisti di calcio della nostra malandata penisola. Si chiama Federico Buffa. E si occupa di pallacanestro.