Il miglior pollo del mondo
Pollo al sale
Zunica 1880 - Civitella del Tronto (TE) - Chef Luca Di Felice e Sabatino Lattanzi
Il gancio è facile: una vecchia pubblicità (un dado da brodo) in cui un ragazzino salutava l’arrivo in tavola di un ex pennuto (dalla vita ben triste e dal sapore idem se per dargli una parvenza di sé s’era reso necessario l’“aiutino”) con la fatidica frase: “Ehi papà, guarda: un pollo!”. Qui chiunque entri nel locale e avvisti la bestia mentre sta per essere scalcata in sala, potrà dire finalmente a proposito: “Ehi, papà (figliolo, amici, cara etc.), guarda: un pollo!!!>. Perché il pollo al sale di “chez Zunica” lo merita. L’idea in fondo è semplice. Tanto per stare in tema, un uovo di Colombo. Ma, si sa, occorre pensarci. E avere le circostanze dalla propria. Come scovare nei pressi un allevatore che sta a un pollicultore normale come Cellini a un decoratore di bigiotteria da bancarella: uno che – per dire – non ti dà il pollo, pure se glielo chiedi in ginocchio, se non è certo che sia al punto giusto. Per arrivarci il soggetto, libero e ruspante, mangia solo mais, sorgo, grano, girasole, erba e favino di stagione. Così, tra footing e cibo sano, a sei mesi ‘sto pollo da wrestling sta sui cinque chili. E, allevatore permettendo, si può passare ai fatti. Pulito ed eviscerato, il “campione” viene spezzato a metà e marinato con aglio, rosmarino, timo, ginepro e scorza di limone per 6 ore. Poi, tolte le spezie, il superpollo viene steso in una tegliona lastrata di sale grosso, ricoperto accuratamente con altro sale (per un pollo “made in Zunica” ne van via sette chili) e infornato per 90’ a 170°. Sfornato, va semplicemente ripulito dal sale. Poi si sporziona a vista, s’incassano gli “oooohhh”, e si serve. Parola di lupetto: un altro pollo così, in giro, al momento, manco l’ombra.
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