La favola del triangolo amoroso
Lui, lei, l’altro. Il triangolo è un motivo ricorrente della letteratura e del cinema. E se al triangolo si aggiunge la beffa, il sapore della vicenda diventa inevitabilmente boccaccesco. Ma, diversi secoli prima di Boccaccio, una favola bizantina, che sarebbe forse piaciuta a Pasolini, ci offre tutti gli ingredienti tipici del Decameron: sesso, trasgressione e beffa. Con un’aggiunta, che complica l’intreccio: oltre all’amante, alla donna fedifraga e al marito, che rimane sullo sfondo, spunta un astuto personaggio. Che mette tutti sotto scacco.
Un uomo andava di nascosto, durante la notte, da una donna e s'intratteneva con lei. Le aveva dato un segnale perché si accorgesse di lui: quando, giunto fuori dalla porta, abbaiava come un cagnolino, lei gli apriva. Si comportava in questo modo ogni giorno. Un altro uomo lo vide mentre camminava di sera per quella strada e, intuendo la sua disonestà, una notte lo seguì da una certa distanza, di nascosto. L'amante, senza sospettare nulla, giunse alla porta e si comportò come d'abitudine. L'uomo che lo seguiva vide tutto e tornò verso casa sua. La notte successiva, egli partì e giunse per primo dall'adultera e, poiché abbaiava come un cagnolino, la donna, confidando che fosse il suo amante, spense la lampada, perché nessuno lo vedesse e aprì la porta. L'uomo entrò e si unì a lei. Dopo poco tempo, giunse anche il primo amante, abbaiando da fuori come un cagnolino, così come era abituato. Dopo che l'uomo all'interno della casa si accorse di quello che abbaiava dall'esterno come un cagnolino, egli stesso prese ad abbaiare con forza, come un cagnaccio enorme. Allora l'amante che se ne stava fuori pensò che l'altro fosse più grande di lui e se la diede a gambe.