La vita nell'abbecedario
“Il romanzo è l’unico genere letterario in divenire e ancora incompiuto”. Così profetizzava molti anni fa – eravamo ancora nel “secolo breve” - un grande studioso come Michail Bachtin. Ora, la pregevole originalità dell’esperimento letterario di Tito Pioli, libraio antiquario che da tempo ha aperto anche un vivace blog letterario, sembra offrirne una nuova, sorprendente conferma. Perché “Alfabeto mondo” (Diabasis, 176 pp., 15 euro) si presenta fin dal sottotitolo come un “romanzo abbecedario”. Una sorta di spiazzante ossimoro: il romanzo, regno della creatività letteraria moderna, ancora al centro di mille sperimentazioni, confinato nella modalità canonica (la più semplice e strutturata) di presentazione del sapere?
In realtà, come spiega bene Elvio Guagnini nella prefazione, in questo libro “la scrittura appare destabilizzante rispetto a qualsiasi ‘genere’: anzi, il canone sembra proprio quello della rottura delle barriere tra i generi e del mescolamento dei canoni secondo il trend corrente di molta letteratura odierna”. Insomma, dentro il testo di Tito Pioli, organizzato in ordine alfabetico sulla base di una serie di brevissimi capitoli che sembrano voci in apparenza distinte e distanti, sta dentro l’intero mondo, rappresentato attraverso modalità, stili, tecniche di scrittura differenti e complementari.
Il protagonista è Mammamia, un quarantenne inchiodato a letto da cinque anni, a causa di un incidente. Il nome è certamente rivelatore del rapporto con la madre Clelia, che un giorno gli porta un abbecedario illustrato di inizio Novecento e lo aiuta a sfogliarlo. E così ecco che i due entrano nel mondo dell’abbecedario, ossia in un’altra dimensione, dove la fantasia e l’immaginazione consentono di regredire anche verso una condizione fanciullesca (perché, appunto, come spiegava già Pascoli, non è detto che tutti gli adulti perdano l’antico occhio incantato del fanciullino). Da segnalare inoltre le incursioni di un altro personaggio significativo: Alessandra, amica e vicina del protagonista.
E così, a partire da questa cornice narrativa, ecco che, da “Albero” a “Zero”, da “Bagni pubblici” a “Voci metalliche”, da “Carceriere” a “Truccatrice di morti”, sfila davanti al lettore un mosaico ricco, tra l’altro, di riflessioni, fantasie, brevi apologhi. Come quello, non privo di sapiente ironia, dell’”Applauditore” di professione, che interpreta bene i tempi. E non mancano nemmeno provocazioni intelligenti: ad esempio, Pioli immagina, sotto la voce “Cattiverie”, l’apertura del corso universitario che porta alla laurea del futuro, dove s’imparano le arti del furto, della frode, persino dell’assassinio. Tutto appare possibile in un mondo dove qualcuno potrebbe vendere online addirittura un’anima ben conservata.
Nel mosaico così ricco ed eterogeneo di questo libro, ogni tessera trova, insomma, la sua coerenza paradossale, la sua profonda ragion d’essere proprio nell’accentuata, mai banale, originalità che caratterizza lo sguardo dell’autore sulla vita (e sulla morte).
“Somiglia ‘Alfabeto Mondo’ – nota Camillo Bacchini nella postfazione – a quelle crostate alla crema […] la cui pastafrolla contiene a fatica la crema che il pasticcere ha profuso all’interno, sia per voluta, intima fragilità dell’intelaiatura, sia per la forza espansiva del caro, gratificante ripieno”. Una ricetta preziosa e ricca di gusto, insomma, per un “antiromanzo” che non lascia indifferente il lettore.