L'insostenibile leggerezza del conversatore
Il conversatore sta passeggiando per una delle vie più carinelle del centro. Sta pensando che Lolita e Tadzio hanno qualcosa in comune quando, all'improvviso, un cappello gli cade in testa. Ne avevo proprio bisogno, pensa, ma subito dopo si domanda da dove arrivi. Un cappellino da gelataio.
Guarda in alto e vede che sul tetto del palazzo alle sue spalle c’è un gelataio in piedi sul cornicione. Allora prende fiato e, approfittando del silenzio della controra, urla all'indirizzo del gelataio: “Ehi! Che fai?” “Mi butto. E tu ridammi il cappello” “E perché ti vuoi buttare?” “Perché sta tornando l’inverno” “Aspetta: ti ridò il cappello, sennò ti raffreddi”. Il conversatore corre verso l’ascensore e arriva all’ultimo piano, poi raggiunge il tetto. Ed eccolo davanti al gelataio.
Isteria del suicida: “Se ti avvicini mi butto!”. E il conversatore: “Non ho nulla in contrario, ma almeno parliamo un po’: non ho mai conversato con un suicida. Due minuti in più che ti costano?”. “Va bene, giusto perché mi hai riportato il cappello”. “Grazie” risponde il conversatore ridandogli il cappello. “Perché tieni tanto al cappello? Ormai...”. “Un vero gelataio muore col suo cappello” “Giusto”.
È in queste occasioni che si vede il vero conversatore: quando sa trovare un buon argomento di conversazione con uno che sta per ammazzarsi. Che dire davanti alla morte?
“Che libro stai leggendo ultimamente?”. Il gelataio strabuzza gli occhi, non sa cosa dire, ma risponde quasi meccanicamente: “Piero Chiara”. “Cosa?”. “Il piatto piange”. “E ti sta piacendo”. “Non lo so... un po’ troppo memoriale”. “E hai letto La stanza del vescovo?”. “Per chi mi ha preso? Certo che l’ho letto, ma non mi è piaciuto il finale”. “Perché scommetto che l’ha letto dopo aver visto il film”. “Beh, sì”. “E allora le do un consiglio, legga La spartizione, ne vale la pena”. “Ho visto il film di Lattuada e non m’è piaciuto”. “Si fidi: il film c’entra poco o niente col libro. Se vuole glielo presto io”.
Il gelataio, che nel frattempo si era calmato, scende dal cornicione e si muove guardingo verso il conversatore: “Non è la solita storia del ‘grande lago’, vero?”. “Caro signore, il lago c’è, è pur sempre Piero Chiara: sarebbe come chiedere a Calvino di non metterci uno schema matematico!”. “Mmmh... già, ha ragione. Abita molto lontano?”. “No, prendiamo il bus qui dietro per tre fermate e ci siamo”. “Va bene, andiamo a prendere questo libro”.
I due si allontanano dal tetto, il conversatore cede il passo al gelataio lungo la scala del solaio. Poco prima di scendere anche lui, si volta e guarda il panorama. La conversazione ha salvato un’altro gelataio avvinto dall’inverno.