Perché il coyote non fa più paura?
Se, attraverso un sondaggio, si chiedesse qual è il valore simbolico della volpe e del lupo nella tradizione della favola e, più in generale, nel nostro immaginario collettivo, la gran parte degli intervistati non avrebbe dubbi: l’una è simbolo dell’astuzia, l’altro della ferocia. Lo stesso discorso vale se interrogassero un canadese o un americano su che cosa rappresenta il coyote nella cultura nordamericana: un animale certamente temibile. Verissimo. In realtà, però, nella tradizione occidentale, ad esempio nelle favole, questi animali possono rappresentare – ed effettivamente rappresentano – anche il loro opposto.
E così possiamo trovare la volpe sciocca, il lupo beffato, il coyote deriso. La constatazione può stupire ma se si prende una raccolta di favole di Esopo la si può verificare con facilità: molte conservano l’immagine tradizionale di questi animali, altre la ribaltano completamente. Nella favola della volpe e del corvo, l’astuto animale prima lusinga con lodi sperticate il volatile, che tiene in bocca un pezzo di formaggio, e poi gli chiede di fargli udire la sua voce: così riesce a rubare il cibo che cade dalla bocca del vanitoso uccello, appena essa viene aperta. La volpe? Furba, come in effetti ci aspetteremmo. Ma, in un’altra favola, “La volpe dal ventre gonfio”, l’animale, che prima ingenuamente si riempie la pancia di cibo e poi non riesce più a uscire dalla cesta in cui si è introdotta per mangiare, appare piuttosto sciocca: e questo proprio non ce l’aspetteremmo.
Ma allora che cos’è successo? Semplicemente che alcuni animali, capaci fin dagli albori della civiltà di popolare i peggiori incubi dell’uomo, a un certo punto hanno cessato di fare paura. E, come succede quando si abbatte qualcosa o qualcuno che fa paura, dopo il sollievo, cominciano lo scherzo e lo scherno. Per l’esattezza, gli studiosi definiscono questo paradigma culturale come quello del trickster, ossia del “briccone”, spesso al centro di scene dai marcati caratteri comici. Che, peraltro, questi animali non hanno perso nemmeno nella cultura contemporanea. È significativa, a questo proposito, la saga dei fumetti di Lupo Alberto, che cerca sempre di rubare la gallina Marta, la sua strana fidanzata, e continua a restare beffato. O, ancora, il cartone animato di Wile (comunemente noto come Willy) Coyote, che corre corre corre e non acchiappa mai la preda, quella specie di struzzo che si chiama Bip-Bip (e anzi, finisce spesso in un canyon o investito da un treno). Ecco, Lupo Alberto e Wile Coyote, per citare due icone della cultura contemporanea, non sono altro che l’altra faccia, il frutto forse non del tutto consapevole, di quella tradizione culturale del trickster che ci portiamo dietro fin dall’antichità.