Perché a Pasqua apriamo l'uovo?
Se sia nato prima l'uovo o la gallina e' difficile a dirsi. Dilemma superfluo che impegna le menti dei dotti da secoli e che ancora oggi rimane forse irrisolto. Sta di fatto che, assodata la genesi dei simpatici pennuti, rimane ancora irrisolto un mistero, quello dell'uovo.
Perchè questo strano oggetto compare puntuale tutti gli anni sulle nostre tavole, forgiato nei modi più strani, vero oppure di cioccolato? E sopratutto perchè il suo apparire coincide sempre con le festività pasquali? Infatti un uovo, magari di cioccolato, sarebbe più consono nei rigidi climi natalizi e invece bisogna scartarlo e consumarlo proprio quando arrivano i primi tepori della primavera. La storia, in verità, non è generosa in quanto a simbolismi e rimandi allo strano oggetto, ma ogni volta che compare nelle pieghe del tempo ha sempre un preciso riferimento.
Già i Persiani erano soliti scambiarsi in dono semplici uova di gallina quando le prime gemme comparivano sui rami secchi dell'inverno; Greci, Egizi e Cinesi erano anche loro concordi nell'assimilare all'uovo la rinascita della primavera. E per finire con noiose citazioni enciclopediche, va ricordato che sono state trovate uova di creta in alcuni sepolcri in Russia e in Svezia, mentre nell'antica Beozia le statue di Dionisio portavano sempre in mano un uovo, segno di rinascita. Vita, rinnovamento, resurrezione: ecco il messaggio che racchiude il prodotto di un pollo. Significato banale quanto forse scontato. Basti pensare d'altronde che proprio le uova sono state la prima invenzione della creazione per trasmettere la vita. Solo dopo, siamo arrivati noi, mammiferi evoluti.
Stabilito il suo significato, è presto fatto il collegamento con la pasqua cristiana, la festa della resurrezione per eccellenza. Anche se è bene dirlo, i cristiani ricorsero alle uova in età abbastanza tarda per celebrare la beffa inflitta alla morte dal loro Signore. E' nel medioevo che per la prima volta le uova vengono regalate in occasione della pasqua come fece infatti Edoardo I, re d'Inghilterra, commissionando la bellezza di circa 450 uova rivestite d'oro da donare alla sua corte. Ma se per primi alla corte del re d'Inghilterra trovarono il modo di impreziosire le semplici uova, non si può qui non ricordare l'astrazione per eccellenza del nostro uovo da semplice prodotto del pollaio a magnificente manufatto della più alta oreficeria. L'occasione infatti, fu la pasqua del 1883 quando lo Zar Alessandro III volle donare un uovo speciale a sua moglie, la zarina Maria. Così ne commissionò uno speciale a Peter Carl Fabergé che creò l'eccellenza: un uovo in platino con all'interno un tuorlo tutto d'oro contenente a sua volta una piccola gallina con gli occhi di rubino. Questa a sua volta si apriva per racchiudere una piccola corona imperiale con un rubino a forma d'uovo naturalmente. La tradizione continuò negli anni fino a creare la collezione di 57 uova costruite tra il 1885 e il 1917. Le preziose uova della zarina hanno, a ben pensarci, una caratteristica comune con quelle più volgari di cioccolata dei nostri giorni. Una qualità senza la quale l'uovo non servirebbe a nulla.
Qual è infatti la peculiarità delle uova di pasqua? La sorpresa sicuramente, il regalo che si nasconde all'interno del guscio. Ma per scovarlo l'uovo deve essere rotto, quantomeno aperto. Il nostro oggetto non avrebbe infatti nulla di gioioso e vitale, anzi a ben guardarlo assomiglierebbe più ad un sasso, a qualcosa di morto e sterile. Solo se rotto, se spezzato, da origine a nuova vita. E forse questa è la peculiarità che più si avvicina al messaggio dell'uovo di pasqua. Per attingere a nuova vita bisogna prima passare inevitabilmente attraverso la morte, che trasfigurata, viene vinta. Ma d'altronde non è questo il bello dell'uovo di pasqua? Cosa se ne faceva la Zarina Maria con un monolitico uovo tutto d'oro? E cosa sarebbe un uovo di pasqua se non avesse qualcosa nascosto dentro? Il senso e il significato dell'uovo di Pasqua allora può essere rappresentato tutto qui, nella gioia e nell'attesa che i bambini provano a fracassare quel guscio di cioccolata e arraffare finalmente la tanto agognata sorpresa.
Post scriptum. Volendo essere pedanti, sembra sia nata prima la gallina, poi l'uovo. Almeno per Aristotele che non si è certo lasciato sfuggire la sfida nascosta nel famoso dilemma. Per il Filosofo, un pulcino è in potenza un gallo, come il gallo è il pulcino in atto. Ma l'atto è superiore alla potenza poiché è la causa e il fine di ciò che è in potenza, mentre quest'ultima potrebbe essere ma ancora non è. Al nostro dilemma, quindi Aristotele risponderebbe che è nata prima la gallina, proprio perché è la realizzazione compiuta di ciò che potrebbe essere ma non è. Il nostro uovo appunto.