Che ne sarà del Regno?
Sua Maestà si è detta inorridita. Gli amati Gorgi abbaiano innervositi, i domestici origliano la sfuriata mentre il principe Filippo si desta di scatto dal solito pisolino. Basterebbe questa indiscrezione della stampa britannica per fiutare l'aria che si respira in questi giorni a Londra, capitale di quello che i giornali chiamano ormai il Regno disunito.
Il motivo di tanto sdegno sono i risultati di un sondaggio fresco di stampa: più della metà degli scozzesi sarebbe favorevole a staccarsi definitivamente dal Regno Unito. Il dato non sarebbe una novità se non fosse che il 18 settembre in tutta la Scozia si voterà davvero per l'indipendenza e il regno di Elisabetta rischia sul serio di spaccarsi in due.
Le conseguenze di una divisione sono ancora tutte da decifrare ma l'evento ha sicuramente una portata storica. Per gli scozzesi innanzitutto che si libererebbero dal giogo di Londra dopo più di quattrocento anni; e per Londra che vedrebbe minato definitivamente il suo prestigio di capitale di un regno che fu.
Ecco spiegato l'orrore di Elisabetta che ha saputo resistere sul trono per 62 anni, ma non è riuscita a mantenere l'eredità della sua casata: prima ha dovuto assistere impotente allo sgretolamento di un impero; ora le tocca vedere la fine di un regno. E tutto per una democratica consultazione referendaria.
Le promesse infatti vanno mantenute: dopo ripetute concessioni verso una maggiore indipendenza economica e legislativa nel 2012 il premier David Cameron concesse ad Alex Salmond, leader del Partito Nazionalista scozzese, la promessa di un referendum di indipendenza che oggi pende sulla tesa della regina come la peggiore delle minacce.
Anche se Elisabetta ufficialmente non si pronuncia, è innegabile che la sola idea di una Scozia indipendente faccia diventare il fegato amaro a sua Maestà. Quel lembo di terra umida, piena di pecore, è diventata territorio britannico per diritto dinastico, non per conquista, quando nel 1603, le case reali di Scozia e Inghilterra si unificarono sotto Giacomo VI. Per non parlare di quei bifolchi di scozzesi, popolo rude e troppo allegro, tutto il contrario dei distinti abitanti della city: da quelle parti lo sport nazionale è niente meno che il lancio del tronco, mentre da noi in Inghilterra – penserà Elisabetta – si gioca più dignitosamente a cricket.
E poi Balmoral, l'amata Balmoral, dove la sovrana passa tutte le estati e può indossare abiti di campagna per mettersi alla guida, lei personalmente, delle amate Range Rover. Il maniero di 220 ettari, proprietà privata della regina e non della corona, fu ricomprata a caro prezzo da suo padre Giorgio VI quando Edoardo VIII abdicò. Ora che fine farà? Certo, se la Scozia diventasse davvero indipendente lei, Elisabetta, ne rimarrebbe comunque sovrana, come d'altronde lo è delle Bahamas o di Puerto Rico. Ma di certo non sarebbe la stessa cosa.
Oltre al cuore però c'è in ballo anche il portafogli. La maggior parte dell'industria pesante del Regno Unito infatti è in Scozia. Che fine farebbe? Ma c'è di mezzo il petrolio.
La Scozia è il maggior produttore europeo di greggio con le sue piattaforme di estrazione nel Mare del Nord. Gli scozzesi le reclamano, così come Londra che in quei pozzi ha investito milioni di sterline. Una questione non da poco che forse spiega ancora meglio l'orrore di sua Maestà.
Elisabetta sa bene come con l'indipendenza della Scozia che conta l'8% della popolazione del Regno Unito, Londra perderebbe più del 10% del Pil pro capite annuo. Ma se gli scozzesi potessero disporre in autonomia dei proventi dei pozzi vedrebbero aumentare il loro Pil da 20mila a 26 mila sterline annue a testa, quasi un terzo.
E ancora che moneta si batterebbe ad Edimburgo? La Scozia indipendente entrerebbe nell'Unione Europea? E nella Nato? Domande per ora senza risposta, ma che agitano davvero Londra se, per scongiurare la scissione, è stata persino issata su Downing Street la bandiera scozzese. Che però non voleva saperne si sventolare sulla City se il primo tentativo è andato a vuoto con il vessillo che scivolava via dal pennone.
Orrore, quindi. Elisabetta non può che provare orrore. Neanche l'annuncio di Kate incinta per la seconda volta è riuscita a rasserenarla. Sua Maestà, si legge nel comunicato ufficiale, appresa la notizia ne è rimasta deliziata. Di più non è riuscita a dire.