Le parole non dette di Ezra Pound
Claudio Parmiggiani incontra Ezra Pound a Venezia nel 1964. Un incontro fatto di silenzi, in rua de La Cabala. Raccontato con pochissime, intense, parole.
Claudio Parmiggiani incontra Ezra Pound a Venezia nel 1964. Un incontro fatto di silenzi, in rua de La Cabala. Raccontato con pochissime, intense, parole.
Una sera del 1966 Claudio Parmiggiani conosce Cesare Zavattini. SI rincorrevano da tempo, senza essersi mai incontrati. Entrambi nati a Luzzara, sul Po. Ecco in poche righe un lucido ricordo.
Un santo, una stanza, degli animali, tanti oggetti. E il silenzio che avvolge tutto. Un'immagine di Albrecht Dürer del 1514. Raccontata dalle parole di Claudio Parmiggiani.
Claudio Parmiggiani ricorda Fausto Melotti. Gli incontri nel suo studio di via Leopardi a Milano. Tutto in lui era armonia, danza, contrappunto. Ingegnere, progettava e costruiva castelli in aria. Che un semplice soffio avrebbero potuto far crollare.
La sua casa mi ricordava moltissimo quella di mia zia Onorina a Suzzara. Finestre chiuse per tenere fuori il caldo e il mondo, solo il tic-tac del pendolo. Tutto era immobile. Nel suo studio si poteva comprendere il significato metafisico della polvere. Teneva appeso nella camera da letto un bellissimo disegno di Seurat.
L'Islanda è una terra lunare, incorporea, avvolta nell’ombra del mistero e della favola. Il "Faro d'Islanda" di Claudio Parmiggiani è un’opera pura nella sua forma e nella sua idealità. La luce che lotta contro la notte.
Quando parlo del silenzio non intendo il silenzio della propria voce, un silenzio rinunciatario, complice, passivo, ma attivo e reattivo dentro la forma dell'opera. Parlo del silenzio come di una materia, come un grido. Una presenza e un gesto oggi necessari all'interno di un discorso sull'arte e, anche se potrà sembrare un paradosso, un modo di assumere una posizione. Una reazione e un rifiuto di quel linguaggio inaccettabile che fa del clamore demagogico, della spettacolarità, del gratuito e della superficialità il principale obiettivo.
Il primo gesto, l’impronta di una mano, l’infanzia di un’arte. L’ultimo, estremo, l’impronta di una mano. Tra questi due gesti tutta l’avventura di un’arte che è stata.
Le sculture di cenere hanno origine dal silenzio, dall'ombra, dai falò dell'estate, dai vapori mattutini, dalle nuvolette di vaniglia soffiata in aria,dall'impronta del sole impressa nella retina, dalle sagome nere delle barche nelle brune del fiume, dai giochi d'infanzia.
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