Elogio del correttore di bozze
C’è una minuscola ed elegante casa editrice che nel nome racchiude anche un omaggio a Stendhal: si chiama Henry Beyle. L’editore è l’eroico Vincenzo Campo. Pubblica, in tiratura limitata, circa 25 titoli l'anno; la collana con cui, nel marzo 2009, ha avviato il suo lavoro si intitola Piccola biblioteca degli oggetti letterari, contiene storie di bibliofili e avventure librarie. Ora ha pubblicato lo splendido La donna elefante. Elogio del correttore di bozze di Giovannino Guareschi (375 copie numerate , carta ZerkallBütten, caratteri Garamond, monotype corpo 11).Questo è un libro basato sul recupero della memoria.
“Non muoio neanche se mi ammazzano” scrive Giovannino Guareschi (1908-1968) nel suo Diario clandestino. Un grande scrittore, che è stato contemporaneamente vignettista satirico, fotografo, fondatore di giornali, sceneggiatore, autore di teatro, polemista politico, illustratore, autore di pubblicità per caroselli, paroliere per canzoni, autore radiofonico e critico televisivo. E correttore di bozze.
“Sono entrato come correttore di bozze nel quotidiano locale: danno duecentocinquanta lire al mese e in fondo si tratta semplicemente di correggere ogni giorno sei pagine di giornale…”. E’ una delle tante esperienze di lavoro di Giovannino Guareschi anche da questa esperienza è nata l’ idea de La Donna Elefante. Elogio del correttore di bozze. “I correttori di bozze dei giornali sono di solito coscienziosissimi: alcuni, quando si accorgono di non aver corretto qualche errore, si mettono vicino alle rotative, e copia per copia, correggono a mano l’errore. Poi, se la linea telefonica è libera, gli infermieri arrivano anche dopo solo dieci minuti….”.
Se è vero che il talento, quello che porta un campione a vincere, non può essere insegnato, è però un fatto concreto che l’allenamento, i trucchi e gli strumenti della narrativa, come quelli della poesia, non solo possono ma sono da sempre stati trasmessi nel mondo occidentale, dagli antichi corsi di retorica fino ai corsi di creative writing, che si tengono con sistema da oltre un secolo ovunque. Dunque, come tale, la questione è, prima di diventare letteratura, una forma di artigianato sofisticatissimo: non ci sogneremmo di suonare uno strumento senza conoscere la musica o di dipingere senza studi. Allo stesso modo la scrittura d’invenzione prevede una pratica di bottega fatta di confronto, riscrittura, letture e prove. E, soprattutto, che sia priva di errori.
“Il correttore di bozze non si divide: è quello che è, ma ciò non semplifica le cose. Il correttore di bozze fu inventato verso il 1440: quando, cioè, il signor Gutenberg, inventa la stampa propriamente detta e tirata una bozza della sua prima composizione tipografica, trovò, nella seconda riga, una signora elefante al posto di una signora elegante. Allora il signor Gutenberg lanciò un grido di trionfo: aveva inventato l’ errore di stampa. Poi, letta attentamente tutta la bozza segnò a penna 25 dei 57 errori disseminati nel foglio, infine imprecò duramente contro il socio Fust che, poveretto, non ne aveva la minimacolpa. Così, ad un tempo, inventò anche il correttore di bozze e il proto”.
L’ invenzione della stampa, d’altra parte, se pure sostituisce alla grafia del singolo il carattere tipografico, che per sua natura è assolutamente indifferenziato, non comporta spostamenti di problematiche significative, per il correttore di bozze: dal testo in originale autografo di un autore o la copia tipografica, l’errore è sempre dietro l’angolo.
Il correttore di bozze è l’ angelo custode di chi scrive, che in fondo si libera della fonazione e quasi “prende il volo”, potremmo dire, come l’ uomo che sia riuscito a sottrarsi al giogo della propria ombra della propria “rintracciabilità”: l’ invenzione della stampa, in questo, non avrebbe dunque fatto altro che accelerare e sviluppare il compito del correttore.
Scrive, infine, Guareschi: “Quando a 98 anni, passa a miglior vita, il correttore di bozze muore; ma la sua anima non sale subito al Cielo. Gira per la città a leggere sulle cantonate i suoi annunci mortuari, si attarda sulla sua tomba a leggere l’ epigrafe della sua lapide. E, se ci sono errori, si strappa una penna dalle candide ali, la intinge nell’ azzurro del cielo e li corregge. Oh, che bel mestiere!”.