Fenomenologia estiva del Bimbomostro
Il Bimbomostro è come il peccato: è più facile riconoscere quello degli altri che il proprio.
Il campionario di orrori estivi a cui è sottoposto il conversatore è penetrale e inesaustibile: acconciature improponibili su crani semicalvi ambosessi, tatuaggi lenzuolati su pannicoli adiposi penduli, ventri batraciani erompenti da magliettine griffate da bengalesi, ma – peggio di tutti – il Bimbomostro.
Se il Bimbomostro è la specie, il Vacanziere-Vongola è il genere. È facile riconoscerli al primo colpo: il Vacanziere-Vongola è il banditore delle forme di orrore suddette e il Bimbomostro ne è la prosecuzione biologica.
Il Bimbomostro è, di solito, oscenamente nomato (Clarence Cozzapatella, Jennifer Lacitignola, Ilary Mezzarecchia, Maverick Ruttoinfaccia, etc.) e, in quanto dimostrazione semovente che la frase “i bambini sono tutti belli” è solo la crudele invenzione dei magliari per l’infanzia, ha tendenzialmente i somatici del cavernicolo.
I suoi genitori obesi e irsuti non sono forse consapevoli della sua deformità o vi si sono avvezzati rimirando la propria allo specchio, perciò lo vestono “bene”, generando un effetto che decadi di avanguardie artistiche non sono stati in grado nemmeno di sognare. Frontierine con fiori finti, abitini che svolgono la stessa funzione del budello in una salsiccia, scarpini il cui ruolo più nobile sarebbe guidarli verso una cava pericolante sono i paramenti con cui bardare, poniamo, il piccolo Kevin Pozzadivomito. Ciò sarebbe superfluo, visto che di per loro i Bimbimostro sono già sufficientemente sgradevoli e irritanti per via dell’ereditaria sguaiatezza, marchio di certa megalomania plebea.
Se d’inverno è possibile notarli meno perché infagottati e celati in case foderate di mobili a basso costo e chincaglierie infestanti, d’estate risaltano più di Moira Orfei in fila alla Caritas.
Le mamme li espongono al sole coperti di unguenti antiscottature che richiamano alla mente il luccichio della glassa su un arrosto appena infornato; i babbi li richiamano con grida selvagge a cui loro rispondono con eguali barriti. Non è l’unico verso che condividono col mondo animale: ragliano invece di piangere e grugniscono anziché interloquire.
Ma quando il sole cala ecco che si vestono, o vengono vestiti, e i loro armadi si schiudono come vasi di Pandora. Ne escono spiriti maligni in quantità: Elasticizzato, Zeppa, Cappellino da rapper, Occhiali a fascia, Ghepardato e demoni alati consimili come: Colletto a tre bottoni, Borsello del vucumprà, Fibbia da vaccaro, Orecchino maschile di zircone.
Non c’è da temere: il Vacanziere-Vongola ha comprato tutto questo sia per sé che per il Bimbomostro, cosicché possa agghindarlo come un maiale a una fiera di paese.
Consigliamo allora al conversatore Novella degli scacchi di Zweig, cosicché possa nutrirsi di esperienze e giuste strategie per terminare vittoriosamente la sua partita schizoide col mondo – senza, auspicabilmente, impazzire.