Guardate bene questa foto
Luca sorride con un sorriso/ambiente, un sorriso che raccoglie tutto ciò che lo circonda. Tiene il telefonino, la sua camera, altissimo, in un selfie che nulla ha a che fare col “self”: se stesso non è l’oggetto della fotografia; egli appare quasi come un demiurgo, come la causa dell’identificazione della scena, in un dentro/fuori che sottolinea da un lato una partecipazione attiva all’evento, eppur sottraendosi ad esso con la dolcezza di un sorriso meraviglioso, timidamente complice e gioioso della complicità. I suoi occhi semi-chiusi sembrano trasferirsi nella camera, come per guardare senza apparire. C’è l’amore di un fratello che si trova a giocare la posizione del padre. Alla sua sinistra sorridono due ragazze: quella più a destra – forse la moglie – sorride aperta e segnala alla macchina “ci sono anch’io”, dove l’esserci non è il voler esserci, come spesso accade, ma essere felice di esserci, un bel sorriso di felicità solidale. La ragazza più vicino a Luca sorride invece secondo una diversa tonalità. Ella guarda la macchina dalla parte della macchina, come anticipando la foto che ne uscirà; il dito alzato nel segno dell’ok ci dice insieme che approva la foto e approva se stessa che vi apparirà. Alla destra di Luca compaiono due palmi di cui non cui non è possibile attribuire l’appartenenza, accanto alla metà del volto attento di un bambino non piccolissimo e al volto di un ragazzo curioso e insieme incerto di ciò che sta accadendo. Alla sinistra della donna, con gli occhiali, un altro bambino che saluta con un sorriso appena accennato, ma quasi dubbioso se risulterà ripreso e desideroso di esserlo. Dietro di lui, con il maglioncino azzurro, un piccolo con le pupille rivolte verso l’alto, che sembra salutare più la camera che il se stesso che potrebbe apparirvi. Alla loro destra un piccolo gruppo di ragazzi che si spintonano per comparire, più presi gioiosamente dal gioco dei corpi vicini che dall’evento: un bello spingere spensierato. Più dietro un viso meraviglioso compare fra un intreccio di mani, maglietta blu e piccola tracolla, viso che rivela come un’espressione contenta in sé, di un bambino che, indipendentemente da tutto, sembra star bene. Infine, all’estrema destra, in alto, due ragazzine che pur giovanissime osservano la scena con il compiacimento maturo di due madri dall’aria incuriosita e protettiva.
In questa fotografia, in questo squarcio di luce impressa, si esperisce una gran parte della bellezza che renderebbe la vita degna di essere vissuta.
Stefano Bonaga