I segreti di Downton Abbey
In Italia, a metà degli anni settanta, fu trasmessa dalla Rai una serie inglese che si chiamava “Su e giù per le scale”. Si trattava di “Upstairs, Downstairs” e il titolo nella traduzione perse gran parte del suo particolare significato poiché era un netto riferimento ad alloggi: alla parte di casa e alle differenti stanze dove vivono i nobili e le persone di servizio in una dimora signorile britannica.
Ultimamente, dopo una quarantina d’anni, vengono rimesse in scena le emozioni dei pari d’Inghilterra e della loro servitù, spuntano “Downton Abbey” ed un nuovo “Upstairs Downstairs”. “Downton Abbey” supererà ogni previsione di successo approdando perfino nel cuore degli Americani, come le navi che da più di un secolo coprono la tratta Southampton - New York. Ed è proprio una di queste navi, il Titanic, il motivo scatenante della vicenda. La storia si apre in una delle numerose divisioni territoriali del Regno Unito quando, nell’Aprile del 1912, Sua Signoria Robert Crawley, Conte di Grantham, riceve la tragica notizia che col transatlantico è affondato anche il futuro erede delle proprietà di famiglia, di cui fa parte la tenuta di Downton Abbey. Non si tratta del figlio ma del nipote: ne sarebbe stato successore poiché il Lord ha tre figlie femmine e in modo che i patrimoni restassero uniti l’Inghilterra applicava, e tutt’ora si continua a seguire, la consuetudine del maggiorascato.
Fellowes, creatore della serie, utilizza più che abilmente le innumerevoli possibilità che questa situazione può comportare dando il via a una storia che si allaccia perfettamente agli avvenimenti dell’epoca edoardiana proseguendo durante il regno di Giorgio Quinto.
È senza dubbio la profonda conoscenza della storia ed il legame a doppio filo di Julian Fellowes con la società inglese a rendere “Downton Abbey” speciale. L’ideatore della serie, affermato attore, sposato con la nipote di un visconte, prosegue la sua carriera anche come scrittore e sceneggiatore. A nove anni dall’Oscar per la migliore sceneggiatura originale con “Gosford Park”, tra la prima e la seconda serie di “Downton Abbey”, nel gennaio 2011 viene insignito del titolo di barone. Nel 2012 la Regina conferirà, con un’ordinanza speciale, un nuovo grado nobiliare alla sua famiglia.
La straordinaria esperienza e capacità di dar vita a personaggi di Fellowes ci proiettano nello Yorkshire per farci conoscere come sarà portata avanti la gestione di Downton Abbey in un susseguirsi di vicissitudini che hanno realmente toccato l’esistenza degli inglesi.
I profili di chi abita nella residenza e di chi entra in contatto con loro vengono presentati in modo piacevolmente convenzionale, ma le trame che li avvolgeranno non lasceranno scampo alla curiosità.
Ogni personaggio ha la peculiarità di essere onesto con se stesso. Il Lord ha sposato un’ereditiera americana la cui dote assicura un respiro economico, le giovani figlie cercano una propria realizzazione. Lo storico maggiordomo ha il compito, per lui una vera e propria missione, di mantenere le fila di uno staff di aiutanti in cui ognuno deve essere perfettamente inquadrato nella propria mansione. L’anziana Contessa osserva i tempi che cambiano con un incomparabile humor inglese (interpretata da Maggie Smith, sue sono le migliori battute come : What is a “weekend"?!). L’ingranaggio di Downton Abbey rischierà ad ogni puntata di bloccarsi, a causa dell’amore, a causa dell’invidia, a causa di nuove allettanti possibilità, a causa delle guerre, a causa dei lutti, ma stagione dopo stagione troverà un assestamento appassionando il pubblico. Scenografia, costumi, la ricostruzione delle arie sono impeccabili e come mi ha confidato una giornalista inglese “British toffs all addicted to Downton. Even ones who tried to resist its lure! It's so comforting! It's like nursery tea” (Gli elegantoni inglesi hanno tutti una dipendenza da Downton. Anche quelli che hanno tentato di resistere all’esca! E’ così rassicurante! E’ come giocare a prendere il tè). Sembrano le parole di un personaggio di “Snobs” il romanzo di Fellowes che per qualche tempo l’autore stesso ha cercato di rendere una serie per poi abbandonare l’idea e regalarci “Downton Abbey”.