Il paesaggio a orologeria
Salvatore Settis (nella foto) insegna alla Scuola Normale di Pisa e ne è stato il direttore dal 1999 al 2010. Di formazione archeologo, è storico dell’arte ed è stato presidente del Consiglio Superiore dei Beni Culturali. Autore di numerosi saggi sulla storia dell'arte, per Einaudi ha scritto tre libri da militante: "Italia S.p.A. L'assalto al patrimonio culturale", "Paesaggio Costituzione cemento. La battaglia per l'ambiente contro il degrado civile" e "Azione popolare. Cittadini per il bene comune".
Professor Settis lei ha definito il paesaggio “il grande malato d’Italia”. È un malato incurabile?
No, è un malato ancora curabile ma solo se invertiamo completamente la tendenza.
Un paesaggio che, negli anni, è stato sfigurato in piena legalità…
Pensi che uno dei pregiudizi più diffusi dice che sono le costruzioni abusive a non andare bene, mentre quelle legali vanno bene. Invece quello che è successo, e che sta succedendo ancora, è che si fanno delle norme che consentono di costruire qualsiasi orrore, violando l’art. 9 della Costituzione sulla tutela del paesaggio.
Un’altra sua definizione sul paesaggio italiano: “bomba ad orologeria”. Cosa significa?
Una definizione che nasce dal fatto che nel nostro Paese abbiamo una crescita demografica pari a zero a fronte del consumo di suolo più alto d’Europa. Basti ricordare che a Roma in questo momento ci sono circa 150 mila appartamenti invenduti. Nonostante questo dato si parla di costruire ancora, ancora e ancora. E allora la domanda che sorge spontanea è: chi è che oggi ha la liquidità per costruire? Risposta: le mafie.
Come si è arrivati a questo punto nonostante le tante leggi di tutela che ci sono?
Ci sono troppe leggi che si sovrappongono e si contraddicono, leggi nazionali e leggi regionali che dicono cose diverse. Anche a livello statale siamo riusciti a elaborare una serie di nozioni giuridiche che sono in contrasto tra loro. Da un lato c’è il paesaggio, che dovrebbe essere tutelato dallo Stato come recita l’art. 9 della Costituzione; c’è il territorio, che secondo l’art. 117 della Costituzione spetta alle Regioni; ci sono i suoli agricoli, che spettano al Ministero dell’Agricoltura; e poi c’è l’ambiente, che naturalmente spetta al Ministero dell’Ambiente…
Ma non sono tutti elementi inscindibili?
Appunto, non esiste un ambiente senza paesaggio, come non esiste un paesaggio senza ambiente, senza suoli agricoli, e via dicendo. Insomma queste quattro nozioni sono state messe in contrasto tra di loro e provocano una serie di norme che porta a una vera e propria jungla normativa. Contrasti che in parte sono stati voluti dai legislatori e in parte sono frutto di inerzia, disattenzione o stupidità.
In questo caos normativo chi ne approfitta?
I peggiori speculatori, che hanno i migliori avvocati e che riescono a individuare lo “spazio grigio” tra leggi diverse per poter fare quello che gli pare.
Però di fronte alla distruzione del paesaggio la reazione dei cittadini sempre flebile…
Se fino ad oggi la reazione dei cittadini è stata flebile lo si deve alla grande abilità dei signori del mattone che, a fronte di grandi speculazioni, sono sempre riusciti a garantire ai cittadini piccole speculazioni.
Facciamo un esempio.
Se ad esempio si fa una legge che consente al singolo di aggiungere un balcone o un garage alla propria casa e, simultaneamente, quella legge permette di costruire un grattacielo è chiaro che chi ci guadagna maggiormente è quello che costruisce il grattacielo. Ma c’è anche il cittadino, con le sue piccole aspirazioni, in buona parte legittime, che ottiene un piccolo vantaggio, e in nome di questo vantaggio chiude gli occhi e tace.
Nessuna speranza dunque?
Diciamo che ora l’indignazione dei cittadini sta crescendo, forse perché stiamo superando ogni limite e il disastro è sotto gli occhi di tutti. Negli ultimi dieci anni in Italia sono sorte non meno di 30 mila associazioni ambientaliste locali: dunque alcuni milioni di cittadini che, se riuscissero a mettersi in rete tra loro, potrebbero obbligare la politica a occuparsi di questo problema straordinariamente importante.
Riguardo alla tutela del paesaggio come definirebbe la classe politica degli ultimi vent’anni?
Generalmente corriva ai poteri economici e incapace di una visione generale.