Intrepido fino a vedere il sangue
Se si dovesse descrivere chi è e cosa fa un cardinale basterebbe un solo stringato canone del Codice di Diritto Canonico: “I Cardinali di Santa Romana Chiesa costituiscono un Collegio peculiare cui spetta provvedere all'elezione del Romano Pontefice”.
Un gruppo scelto, ristretto, in cui forse già oggi siede il futuro Papa. Ma in origine non è sempre stato così Le prime notizie risalgono al secondo secolo dopo Cristo quando Papa Alessandro I scelse alcune persone della città di Roma perché lo aiutassero nel governo anche temporale della città eterna. Ancora oggi il collegio dei cardinali può essere associato ad una sorta di senato che aiuta e consiglia il Papa nel governo della Chiesa Universale. Ma c’è da dire che la porpora cardinalizia non è un sacramento ma solo una carica onorifica, un privilegio concesso dal Papa a chi ritiene insindacabilmente più opportuno. A tal punto che è solo con papa Benedetto XV nel 1918 che il cardinalato è riservato solo al clero e non a ogni maschio battezzato.
È stato invece Niccolò II nel 1059 a stabilire che fossero solo i cardinali - e non tutto il popolo per acclamazione – a scegliere il nuovo papa. Infatti stando alle regole del tempo, in teoria ancora valide fino a pochi anni fa, i cardinali potevano scegliere qualsiasi maschio battezzato per l’elezione a Pontefice. Celestino V, per esempio, il papa del gran rifiuto, non era un cardinale ma un eremita che viveva in preghiera sul monte Morrone in Abbruzzo. I Cardinali dovettero arrampicarsi fin lassù per comunicare al nuovo papa, all’oscuro di tutto, la sua elezione al soglio di Pietro. Li si riconosce facilmente dal colore del loro abito, il rosso cardinalizio appunto. Non è un vezzo di eleganza, anche se può sembrarlo, ma ricorda la missione affidatagli dal Papa nel momento della loro nomina: “Esso significa che fino alla effusione del sangue ti devi mostrare intrepido per l'esaltazione della fede, la pace e la prosperità del popolo cristiano, la conservazione e l'accrescimento della S. Chiesa" recita il cerimoniale. Spesso a capo di qualche dicastero importante in Vaticano – in questo caso vengono chiamati cardinali di Curia - possono anche ricoprire il ruolo di vescovi in qualche diocesi di particolare importanza nel mondo. Così in genere a New York come a Sydney, a Milano come a Parigi, il vescovo titolare di quella diocesi è creato anche Cardinale e ricopre il ruolo di primate – cioè di “capo” – della chiesa locale in cui risiede.
Ma stando alla tradizione il cardinalato è un’onorificenza che lega indissolubilmente l’eletto alla città di Roma. Infatti, proprio a testimonianza di questo stretto legame, ogni cardinale riceve un titolo, che altro non è che una chiesa della città di Roma in cui simbolicamente è residente. E’ una tradizione di origine molto antica: i primi cristiani si ritrovavano all'interno di edifici privati per le loro preghiere e il titulus indicava originariamente la scritta che, posta accanto alla porta dell'edificio, riportava il nome del proprietario. Ancora oggi, sulla facciata delle chiese dette titolari campeggia insieme allo stemma del Papa in carica, anche quello del cardinale titolare di quella chiesa. Se la nomina dei cardinali spetta di diritto al Papa questo può anche annunciarne la nomina, senza però dire esplicitamente chi saranno. Si chiamano cardinali in pectore e di solito non vengono resi noti per possibili ritorsioni o ricatti a cui possono essere soggetti. Papa Giovanni Paolo II, per esempio, nel 1998 nominò in pectore un cardinale. Solo 3 anni più tardi si seppe che il nuovo porporato era Janis Pujats, sacerdote lettone perseguitato dal comunismo. Certo se il papa muore addio zucchetto rosso. E’ successo anche questo sempre con papa Wojtyla, quando nel suo ultimo concistoro nominò ben due cardinali in pectore. Il papa morì di lì a poco e quei nomi non sono mai stati resi noti.
Nonostante sia un’altissima onorificenza ambita da molti, la nomina a cardinale da parte del Pontefice può anche essere rifiutata. Sotto il pontificato di Clemente VIII la chiesa di Roma si riconciliò con San Filippo Neri. Insubordinato, fuori dalle righe, diretto fino quasi a risultare irriverente, fu per questo duramente osteggiato dalle autorità ecclesiastiche. Quando ormai Filippo era vecchio e malato il Papa riconobbe il suo grande contributo nella carità e nell’evangelizzazione degli ultimi di Roma e lo volle creare cardinale. Ma arrivato dinanzi alla curia, mentre il pontefice gli stava imponendo il galero rosso, simbolo della dignità cardinalizia, Filippo prese il largo cappello, lo lanciò in aria e guardando il cielo gridò: “voglio solo il paradiso”.