Jackie che il tempo non scalfisce
Sono in nove i fratelli Kennedy, John è un bambino cagionevole, ha avuto diversi appuntamenti con la morte e durante questi solitari pomeriggi forse medita il suo riscatto. Si sogna re di una Camelot di cui lui è sovrano e nella vertigine sogna l’America. E ci riesce: diventerà il trentacinquesimo presidente degli Stati Uniti. John sogna ancora e brama una Ginevra che non sarà bionda come in un Medioevo di maniera, o in una miniatura, ma mora, dai lineamenti forti, piena di garbo e con una spruzzata di lentiggini sul volto. La Ginevra di John sarà Jacqueline, sofisticata compagna che lo accompagnerà sempre, anche tra le braccia della morte. Jacqueline Lee Bouvier proviene da una facoltosa famiglia americana, ha frequentato i miglior licei e le migliori compagnie: sa cavalcare, recitare e legge molto. Jackie sente una corrispondenza di amorosi sensi con la Francia, tanto da affermare che le sarebbe piaciuto conoscere Baudelaire.
Quando i fratelli Kennedy discutono animatamente di politica, lei si intrattiene con i suoi famigliari discorrendo fluentemente in francese. Jackie è tremendamente continentale, è raffinata, non commette errori di forma, parla sotto voce, è distante da certe sguaiataggini a stelle e strisce. Incontra John Fitzgerald Kennedy a casa di amici ed è subito colpita da quel ragazzo dal ciuffo denso e dal sorriso franco, ed è un buon ballerino. Ha trentasei anni, è senatore dello stato del Massachusetts ed è scapolo. A John, Jackie, piaceva molto ma non si poteva dire che ne fosse innamorato. Per John lei è una delle tante, per lei John è l’unico. In lui Jacqueline vede un uomo vulnerabile e coraggioso: vulnerabile per gli ininterrotti dolori alla schiena che hanno sfiorato la paralisi e coraggioso perché nonostante questo è intenzionato a fare grandi cose per il Paese. I ragazzi si sposano il 12 Settembre 1953. La sposa indossava un abito di seta bianco, l’acconciatura era di trina ricamata e tempestata di perle, aveva un bouquet di gigli, fiori d’arancio e mughetti, con il viaggio di nozze alle Hawaii. A Jackie sembra tutto straordinario, sono bellissime parole quelle che riserva a Rose Kennedy, matriarca e madre di John Fitzgerald Kennedy: “Pochissime sarebbero state capaci di creare quello che ha creato lei. Una famiglia fondata sull’amore e sull’allegria, se solo riuscissi ad avvicinarmi a costruire una famiglia simile con John ne sarei oltremodo felice”.
Ora John punta alla Casa Bianca. Jackie in questa salita è stata complice, aiuto valido, irreverente regina dei salotti; quando le chiesero dove dovesse tenersi l’imminente convention democratica lei rispose impassibile: “Ad Acapulco”. E John Fitzgerald Kennedy arriva inesorabilmente alla Casa Bianca nel 1960. Sarà il trentacinquesimo presidente degli Stati Uniti e Jackie la sua first lady. La corte di Camelot si incarna, avanza. I giornali descrivono tutto come idilliaco ma la realtà era ben diversa. Jackie era soffocata e schiacciata dai continui e palesi tradimenti del marito. Marilyn Monroe una delle innumerevoli conquiste di Don John telefona regolarmente alla Casa Bianca ed una volta è proprio la first lady a rispondere alla telefonata dicendole: “Sono disposta a lasciarti mio marito solo se tu accetti di trasferirti qui alla Casa Bianca sostenendo tutto lo scandalo che ne deriverà”.
E allora Jackie con i bambini fa sempre più lunghi viaggi in Europa, segnando una distanza siderale con l’elettorato democratico che la considera inarrivabile. Il 22 Novembre 1963 quando Kennedy fu ucciso, agli occhi di Jackie quel viaggio è sembrato una doppia prova: un tentativo di riprendere un contatto con un marito ormai lontano ed un esperimento: una nuova ricerca di consensi con l’elettorato che ormai la vedeva come una distante ninfa parigina. Jackie una volta vedova disse: “Avevo lavorato così tanto per il nostro matrimonio e alla fine John era arrivato ad amarmi davvero”. Poi uno sparo ha distrutto tutto.