L'adultero sodomizzato con un pesce vorace

Il mondo antico, spesso descritto in modo ingenuamente edulcorato, era in realtà piuttosto violento. E, soltanto per restare ai nostri “padri” greci, etruschi e romani (ma, al di là dell’oceano, ad esempio in occasione dei sacrifici umani dei Maya, la musica non cambiava granché, anzi…), le fonti ci riconsegnano descrizioni di supplizi e rituali assai crudeli per punire i colpevoli di misfatti. Senza contare impalamenti, impiccagioni, lavori forzati e altri supplizi più “ordinari” e largamente impiegati anche in epoche successive.

1) Pene per gli adulteri: Mentre ormai la si guarda con occhio benevolo e indulgente, un tempo la “scappatella” poteva costare cara. L’amante della moglie, se colto in flagrante, era oggetto della giustizia sommaria del marito tradito, che poteva sodomizzarlo con una radice piccante di rafano e con un mugile, pesce dotato di straordinaria voracità. Sono registrati anche casi di taglio del naso e delle orecchie, evirazione e violenza sessuale di gruppo. Meglio essere uccisi subito, dunque.

2) Pene per le adultere: Le donne? Venivano spesso fatte morire di fame. Perché tanta crudeltà? Non per moralismo, ma perché l’adulterio minava, nelle sue fondamenta, la solidità della società. Perciò Catone il Censore (sì proprio lui, il noto moralista) approvava che l’uomo, bisognoso di soddisfare i suoi istinti adulterini, si accompagnasse con prostitute, ma assolutamente disapprovava amori clandestini con le matrone.

3) Crurifragium e altre vendette contro gli schiavi: Soprattutto nei confronti degli schiavi, ritenuti oggetti da usare e da gettare, non c’era alcuna pietà. Ad esempio, il medico Galeno descriveva schiavi con denti rotti e occhi ammaccati dai pugni. Agli schiavi col marchio infuocato si scrivevano in fronte (stigma) le lettere FUG, KAL, FUR, in relazione al crimine commesso: fuga, calunnia o furto. C’era anche il crurifragium, la frattura violenta degli stinchi praticata solitamente sui fuggitivi dopo la cattura. E poi magari medicata. Perché in fondo non era conveniente distruggere il patrimonio.

4) La precipitazione dalla rupe: si tratta di un supplizio presente presso vari popoli antichi, probabilmente collegato in origine con liturgie sacrali e magico-religiose; ad esempio, la precipitazione dalla rupe Tarpeia, il dirupo meridionale del colle capitolino, a Roma, è già ricordata nelle Dodici tavole.

5) Tunica molesta: lo sventurato veniva bruciato vivo, dopo essere stato vestito di una tunica imbevuta di pece (detta tunica molesta) a cui era appiccato il fuoco. In generale, la vivicombustione era un supplizio assai antico, già ricordato nelle Leggi delle Dodici Tavole. Il gusto del supplizio come evento spettacolare renderà questa pena sempre più scenograficamente accurata e sofisticata.

6) L'ergastulum: meglio morire subito che prolungare la vita e fare questa fine: almeno così viene da pensare dai racconti che si tramandano. In che cosa consisteva questa pena lunga e senza una fine, se non la morte? Era una sorta di fattoria di detenzione (una sorta di campo di concentramento ante litteram), in cui gli schiavi meritevoli di castigo erano condannati a svolgere i lavori più duri, compreso, quello, temutissimo, di girare, in catene, la pesante ruota di pietra vulcanica del mulino, lavoro solitamente affidato alle bestie di grossa taglia. In più, il padrone e la padrona ricorrevano con molta facilità alla fustigazione anche attraverso sgherri spietati. Come se non bastasse.

7) Le vergini: stupro e strangolamento: nelle esecuzioni delle donne, spesso causate da lievi colpe, non c’era spargimento di sangue; non solo: dal momento che un’antica tradizione non consentiva che le vergini fossero strangolate, esse erano prima violentate dal carnefice, quindi uccise.

 

 

10-02-2015 | 16:21