Le lacrime e la forza di Precious
Deep Harlem, 1987. Sembra di sentire anche gli odori e i rumori delle strade di quella New York formicaio, nera sulla pelle come sul cuore. In una delle tante case che si arrampicano sfiduciate verso un cielo impossibile anche solo da sognare, vive Precious, adolescente obesa e semianalfabeta, con una madre psicopatica e abusante in ogni senso immaginabile.
Violentata sin da piccolissima dal padre, Precious ha avuto una bambina con la sindrome di Down, subito battezzata Mongo dalla leggiadra nonnina. A seguito di un ennesimo stupro paterno, la ragazza rimane incinta una seconda volta e viene allontanata dalla scuola dai servizi sociali. Quella che all’inizio potrà sembrare un’altra assurda sfortuna per la miserabile protagonista della storia, si rivela invece una svolta essenziale per la sua esistenza. Grazie ad un’insegnante capace ed illuminata (la bellissima Paula Patton) che insegna in una scuola speciale per ragazze disagiate, Precious inizierà a prendere coscienza di sé e delle proprie sacrosante possibilità.
Il cast è a dir poco eccezionale, a cominciare proprio dalla protagonista, la debuttante Gabourey Sidibe, talmente vera da disturbare quasi con la sua immensa presenza. Brillanti ed insolite anche le interpretazione di Lenny Kravitz, nel ruolo di un aitante e dolcissimo infermiere (ad avercene) e di Mariah Carey, quasi irriconoscibile nei panni di un’assistente sociale stanca e sfiduciata che grazie alla storia di Precious sembrerà ritrovare un’umanità nuova. Ma la rivelazione del film è l’attrice che interpreta il “mostro”, cioè la madre di Precious, forse la vera protagonista della storia. Mo’nique, brillante conduttrice ed attrice teatrale statunitense, nota soprattutto per le sue performances comiche (una fra tutte, “Monologhi della vagina” di Eve Ensler del 2002), in questo film è una vera forza dell’arte. L’origine delle numerose aberrazioni nella vita della figlia è proprio lei, talmente in conflitto con la propria femminilità da essere addirittura gelosa delle violenze del marito sul sangue del suo sangue e di conseguenza da scegliere di vendicarsi su Preciuos, nei modi più crudeli, dall’alto bassissimo del suo divano fatiscente, sul quale brandisce un telecomando come scettro dell’horror vacui che la schiaccia e la rende disperatamente spietata. Terribile la scena in cui la costringe a mangiare un grassissimo piede di porco, così come quella in cui scaraventa il nipote appena nato dal divano al pavimento. Ma, soprattutto, resterà nel cuore degli spettatori il suo discorso davanti all’assistente sociale, in cui cerca di spiegare le sue ragioni riguardo al comportamento tenuto nei confronti di sua figlia.
Mo’nique è immensa, commovente, terrificante. Nei suoi occhi c’è tutta l’assurdità dell’ingiustizia che cerca ragioni nella sofferenza e nella povertà materiale e di spirito. Precious riuscirà a sconfiggere la sua maledizione di miseria e ignoranza grazie allo studio e all’affetto di persone di valore, fortuna che bisogna augurare a tutti i figli e fratelli disgraziati di questo arduo mondo.
(Precious, Lee Daniels, 2009)