L'insostenibile pesantezza dei tossici

Chi ha avuto esperienze con chi ha problemi di dipendenza lo sa. Risulterà forse impopolare questa affermazione, ma non siamo qui a cercar facili consensi né a rincorrere il politicamente corretto a tutti i costi. Avere a che fare con i "tossici" è una gran rottura di palle, prima di tutto.

Ovviamente non si riduce tutto a questo (magari fosse così semplice), sofferenza e frustrazione sono ben maggiori e più dense, soprattutto se tu ai "farabutti" in questione vuoi un gran bene. E di solito se ci stai dietro è perché gliene vuoi. E spesso gliene vuoi ancor di più perché ti fa tanto male il loro farsi del male. Anche se ti hanno mentito, ferito, oltraggiato, distrutto la vita come capitava e a più non posso se capitava. Ti dispiace sempre, ne soffri comunque, anche se vorresti fargli a pezzi gli unici pezzi ancora interi.

Il film "Rachel sta per sposarsi" ("Rachel getting married", diretto da Jonathan Demme e nelle sale nel 2008) offre un'interessante prospettiva sul tema. La sceneggiatura, della debuttante Jenny Lumet, è accurata e profonda, guidata da un'analisi psicologica che è un ottimo spunto per personali riflessioni.

La protagonista, Kym, interpretata da un'insolita e abbastanza convincente Anne Hateway, partecipa al matrimonio della sorella, Rachel, dopo una lunga assenza dalla casa di famiglia dovuta a crisi e riabilitazioni yo-yo. Inferno che la vede triste prima attrice a seguito di un evento orribile, ovvero la morte del fratellino minore in un incidente causato dalla sua "fattaggine" estrema.

Detta così sembrerebbe tutto chiaro. Ha sbagliato, ora paga, certi colpevoli dolori ti cambiano per sempre.

Il problema però è che non cambiano solo te. Cambiano tutti quelli che ti circondano e che ti amano, perché il dolore di una persona che sceglie di affidare alle varie sostanze stupefacenti il termometro della propria capacità di stare o arrancare al mondo, coinvolge tutti quelli che ci inciampano o che partecipano dello stesso.

A volte questa sofferenza vira verso un egocentrismo esasperato, autogiustificato dal male che fa trovarsi ad essere come si è. Ma ci sono anche gli altri, con il loro dolore, che spesso viene messo da parte per l'incombere di quello dell'altro, più debole, più disperato. Almeno in apparenza. 

In questo film appare abbastanza chiaro come certi figli hanno più bisogno di altri di una mano forte che li guidi e che si rifiuti di chiudere gli occhi. Così come si invita a riflettere sulla fragilità da proteggere in quelli che invece si mostrano forti e solidi anche perché non hanno altra scelta quando in famiglia qualcuno si impone con casini enormi, che rubano la scena a qualsiasi altra circostanza.

Rachel sta per sposarsi, eppure è Kym  quella che, ancora, è al centro del mondo. Lo pretende, anche. E finché continuerà a pretenderlo, non verrà fuori dal suo inferno né smetterà di imporlo agli altri.

Forse si cresce davvero quando si comprende che, nonostante l'impossibilità di accettare i propri limiti e la propria, a volte irrimediabile, disperazione per qualcosa che non si può cambiare della propria vita e soprattutto del proprio passato, si starà meglio smettendo di guardare fissi come statue di sale verso il proprio ombelico.

Le dipendenze possono essere di tipo diverso, non c'è bisogno che si tratti di droghe o alcool. Fanno male, tutte, perché raccontano soluzioni mentre regalano un problema, fondamentale e tremendamente dannoso: credere che faranno stare bene, anche solo per un respiro, quando anche il respiro è diventato una fatica.

Questa storia finisce "bene", la protagonista davanti alla felicità faticosamente costruita dalla sorella al di fuori del contesto della famiglia di origine, fa un passo indietro sul suo copione cronico. 

E sceglie di farne uno, fondamentale, in avanti, verso il futuro che ogni adulto deve sforzarsi di costruire, nonostante il peso dei fantasmi che ci si porta dietro. Che restino indietro e che avanti vada la vita, per se stessi e per chi dell'inferno non ha avuto paura, restando accanto ai combattenti.

 

 

14-01-2015 | 16:06