Manifesto semiserio contro le diete
Esiste, lontano lontano, all’incirca dove finiscono gli arcobaleni, ma solo quelli del Polo Nord, una strana casa fatta di conchiglie che sembra lo scarpone di un immenso gigante. Quivi sta un omino, che vive coi suoi animali fantastici – la lagaralla, l’arcipelacchio, il nanosbrazzo, etc. – e la sua moglina che lavora sempre a maglia. Da mane a sera, l’omino lavora al suo deschetto munito di una magica tuba, come la tromba di un vecchio grammofono, in cui basta parlare per ricevere risposte, ma casuali. Nessuno sa da dove arrivino le risposte: si vocifera che un mago sia passato di lì secoli prima e abbia perso il fatato strumento, ma forse è solo una leggenda. È in questa casa che, dalla voce dell’omino e dalla sua tuba, nascono tutte le diete. Alla fine di ogni giornata, la lagaralla, l’arcipelacchio, il nanosbrazzo, la sentillina, lo scorofonzo e le franitresle portano queste diete in giro per il mondo, penetrando nottetempo nelle case dei dietologi e lasciando sui loro comodini una luminescente pergamenina. I dietologi, poi, dopo i riti consueti che tutti conoscono e ben documentati nel quarto capitolo del secondo volume della Historia naturalis dietologiensis di Abaart (Lipsia, 1913), le diffondono gratis o a pagamento per il mondo (molti non sanno che Internet è stato creato appositamente a questo scopo).
Ma non dovrebbe essere tanto questo a turbare la mente del conversatore asserragliato da fanatici della dieta, quanto le ricadute inevitabili sulla qualità delle occasioni conviviali cui partecipa. Allorquando il fanatico della dieta contatta il conversatore, la conversazione è potenzialmente questa: Ci vediamo a pranzo? – Sì, va bene – A che ora? – Ora di pranzo – Hai preferenze? – Niente di speciale, mangerei volentieri delle polpette o una scaloppina – (pausa sinistra) Perché non andiamo al sushi? – (spiazzato e perplesso) In che senso? – No, ti spiego, è che ho appena cominciato una dieta e per sei settimane devo mangiare solo pesce crudo – E che dieta è? – La dieta lappone – (inorridito e solenne) Ci vediamo per il caffé. Convincere il dietomane è impossibile usando i mezzi comuni, poiché il potere ammaliatore della tuba fatata dell’omino incatena col suo incantesimo chiunque senza eccezioni. Solo un esorcismo potrebbe funzionare, ma anche in questo caso non v’è certezza di riuscita. Sarà perciò il caso, per la salvezza dell’anima del conversatore, di premunirsi antropologicamente contro simili fascinazioni tribali.
Elias Canetti, in Massa e potere, spiega ampiamente le segrete cure della psicologia del mangiare. “Tutto ciò che viene mangiato” egli dice “è oggetto di potere. L’affamato si sente vuoto, e riempiendosi di cibo vince il malessere cagionatogli da quel vuoto interno. Più è pieno più si sente meglio”. Ecco da dove partire per affrontare il dietomane e le sue spire diaboliche: sei vuoto, palloncino pazzerello, ormai scollato da terra. E mentre glielo si fa notare, addentare con voluttà il capretto nostrano che il nonno di un vostro amico ha macellato nel profondo Salento (naturalmente a condizione che l’amico abbia avuto tale eleganza, anziché essere un tanghero). Ma soprattutto bisogna chiedergli come va la vita di coppia, poiché “il fatto che l’uomo mangi normalmente il cibo preparato dalla donna, stabilisce il più forte vincolo tra loro”. E coi suoi vicini? Coi suoi vicini come va? “È forse utile volgere uno sguardo in generale su coloro che mangiano, siano essi di elevata o di bassa condizione. Fra coloro che mangiano insieme è evidente un certo rispetto reciproco, manifesto innanzitutto nel fatto che essi si dividono il cibo. Il cibo che sta dinanzi a loro nel piatto comune appartiene a tutti”, viceversa, se tu non puoi mangiare quel cibo, automaticamente ti escludi dal rispetto degli altri, palloncino sgonfiuccio.
Canetti è l’amuleto contro il perbenismo alimentare e squadrista che il conversatore deve saper fronteggiare in qualunque momento, perché nella casa più insospettabile, nella persona più rispettabile, l’arcipelacchio potrebbe aver alloggiato una pergamena stregata.