Quando l'abito fa il monaco

Innanzitutto i colori, che sono cinque. Il verde è il più comune, usato per la maggior parte del’anno, nel cosiddetto tempo ordinario: ricorda la speranza della fede. In quaresima e in avvento i paramenti sono viola, così come per i funerali: non rappresenta il lutto ma l’attesa penitente. Il bianco (e l’oro) è il colore della festa e delle solennità più importanti a ricordare la gloria e lo splendore di Dio. Il rosso ricorda il sangue versato per la difesa della fede: viene indossato nelle feste dei martiri. In via di estinzione ma ancora in uso è il rosa, un viola stemperato che si porta solo in due occasioni, nelle domeniche Gaudete (III di Avvento) e Laetare (IV di Quaresima): una pausa nel cammino penitenziale quando la meta è ormai vicina. Veniamo al dunque: di seguito i paramenti indispensabili di una normale messa domenicale nell’ordine in cui vanno indossati.

Amitto: rettangolo di stoffa bianca con lunghe fettucce cucite a due angoli e una croce ricamata nel mezzo. Si avvolge intorno al collo a simboleggiare la protezione dello scudo della fede, è sempre bianco. In disuso tra il clero più progressista.

Camice: lunga tunica di stoffa bianca che arriva fino ai piedi. Nelle versioni più elaborate può essere arricchito con richiami ad intarsio o con pizzo (tombolo o chiacchierino) che scende fino alle caviglie. Originato dalla tunica quotidiana dell’antica Roma ora simboleggia la purezza del battesimo e la veste candida degli eletti (Ap 6,11).

Cingolo: cordoncino o nastro da stringere lungo i fianchi per fermare il camice. Di solito se ne usa un doppio giro e può cambiare colore in base al periodo liturgico. I più tradizionalisti ne usano la parte finale per tenere ferma la stola.

Stola: fascia di stoffa di colore differente in base al periodo liturgico. Per i sacerdoti e i vescovi viene indossata sulle spalle con le estremità sul davanti; i diaconi invece la portano trasversalmente, dalla spalla sinistra al fianco destro. Una variante è la stola pastorale che scende dritta sul petto ed è tenuta  ferma da una fettuccia. Rappresenta la dignità sacerdotale o diaconale e rimanda al giogo dolce e leggero di Cristo (Mt 11, 30).

Casula o Pianeta: è la veste propria della messa, composta da un ampio mantello che copre tutto il corpo con un buco per la testa nel centro. Cambia colore in base al calendario liturgico. Dal XV secolo si è accorciata lasciando scoperte le braccia; comunemente questo modello viene chiamata pianeta. Negli ultimi tempi si è riscoperta la forma più ampia in voga nella chiesa antica. Il nome casula viene attribuito a Isidoro di Siviglia, vescovo spagnolo del VI secolo, per il fatto che fosse come una piccola casa avvolgendo tutto il corpo da capo a piedi.  

In casi di celebrazioni più solenni presiedute da un vescovo, oppure durante una processione, oltre a questi si useranno altri paramenti. Di seguito alcune dotazioni extra.

Pallio: striscia di lana bianca con quattro croci nere ricamate. Si avvolge sulle spalle con le due estremità che ricadono sul busto e sulla schiena. E’ proprio del Papa e dei vescovi metropoliti. Ricorda il buon pastore che si carica l’agnello sulle spalle e rappresenta la comunione della Chiesa con il vescovo di Roma. Rivisitato da Benedetto XVI quello papale è più largo, pendente dalla spalla sinistra, con le croci di colore rosso.    

Cotta: come il camice, solo più corta, sopra le ginocchia. Indossata sopra l’abito talare – la lunga veste nera –  costituisce il cosiddetto abito corale. Sarebbe propria di tutte le celebrazioni liturgiche tranne che della messa. Il modello più stretto su maniche e fianchi, impreziosito dal pizzo, si chiama Rocchetto.

Piviale: con lo stesso significato della casula, aperta però sul davanti a mo’ di mantello per ripararsi dalla pioggia. Si usava per tutte le celebrazioni all’aria aperta indossato al posto della casula. Oggi a volte viene rispolverato per le processioni.  

Scapolare. Ampia striscia di stoffa bianca che si indossa sulle spalle, spesso finemente ricamata. Si dovrebbe usare per avvolgere e trasportare ostensori o pissidi con reliquie o ostie consacrate.

Dalmatica: simile alla casula, viene indossata solo dai diaconi. Più stretta in vita, con maniche che arrivano fino ai gomiti. Rappresenta il camice per i lavori da cucina che una volta indossavano i diaconi, responsabili delle mense per i poveri. Di seta fine, dovrebbe essere indossata dai vescovi sotto la casula, per indicare la pienezza episcopale del sacramento dell’ordine. In questo caso viene chiamata appunto Pienezza.  

23-01-2014 | 01:51