Simbologia della quarantena
“Il quaranta deve emanare dal numero quattro che è pure un numero completo, un numero che riassume Dio e le sue opere.”
Queste le parole di Sant’Agostino di Ippona che spiegano il potere racchiuso nel numero quaranta, l'energia e lo scopo di queste due cifre.
Nel libro della Genesi si narra che Adamo, il primo uomo, viene custodito dal Dio creatore per quaranta giorni prima di essere introdotto in paradiso per la prima volta.
Anche il diluvio universale che vede Noè come protagonista dura quaranta giorni. Quaranta giorni di caos e paura per attraversare le acque che trasportano violentemente Noè e la sua famiglia da un passato corrotto ad una nuova dimensione umana.
Sono sempre quaranta, in questo caso gli anni, che il popolo di Israele deve trascorrere nel deserto prima di aver accesso alla terra di Canaan, dove peraltro saranno necessari quaranta giorni di esplorazione degli usi e costumi locali prima di stabilirsi nei villaggi.
Anche la religione cristiana è ricca di simbologia legata al numero 40, basta pensare alla Quaresima: quaranta giorni di digiuno che precedono la Pasqua di resurrezione.
Dalla cultura islamica invece sappiamo che Maometto è diventato profeta all’età di quarant’anni e che la Moschea della Roccia poggia su ben quaranta colonne.
Per la Ruota del Tempo degli antichi egizi, il quarantesimo “soffio” corrisponde ai giorni dedicati alla rettitudine e al mondo dei sentimenti.
I numerosi culti che nel corso della storia dell'uomo si sono ispirati all'ermetismo, allo gnosticismo, al neoplatonismo, all'alchimia ed alla kabala hanno attribuito una grande importanza al numero quaranta.
Quaranta sono stati i giorni di digiuno dalle “cose del mondo” per tutti gli iniziati che hanno cercato la strada del Vero, del Bene e del Bello.
Così come il serpente che vuole rigenerarsi deve deporre la pelle vecchia per fare crescere quella nuova, rispettando un ciclo di quaranta giorni, similmente l'iniziato di ogni tempo al termine della quarantena ha percorso un corridoio buio e freddo, spesso da solo e con i sensi noti intorpiditi, a volte in sotterranei, altre volte in strade cave ma al termine del percorso è sempre ritornato alla luce recando sul volto un panno di stoffa color oro in memoria del vello d'oro di Giasone.
Attraversare le acque come Noè, sottoporsi a digiuno come il conte di Cagliostro o camminare per caverne buie come gli antichi Iniziati, di qualsiasi percorso si tratti, la quarantena ha una valenza simbolica tanto arcaica quanto potente.
Il “trapasso rituale” da sempre fa parte dell’essere umano, chimica e alchimia si alternano nella totalità dell’essere.
Il Fuori modifica il Dentro e poi il Dentro cambia il Fuori e l'Uomo Nuovo rinasce.
Le quarantene che siano scelte o imposte sono il ricordo di qualcosa che vive già “sparso” nella nostra interiorità e che rappresenta una “connessione” profonda con la nostra parte più antica e se solo questa connessione venisse attivata si raggiungerebbe lo scopo ben descritto da Plotino: “Non essere un uomo da bene ma divenire un dio”.