Una ninfomane di nome Messalina

Giovenale dice di lei che si prostituisca in infime alcove, su luridi pagliericci rivestiti di rozze coperte. Si fa chiamare Licisca, per non farsi riconoscere, e vende il proprio corpo solo per il diletto di provare una moltitudine di uomini. Votata al vizio nel modo più dissacratorio che la mente maschile possa concepire. Il tutto assume dei contorni incerti se si pensa che Messalina si è spenta a soli 23 anni. Gli storici del tempo si sono lanciati nelle più diffamanti accuse nei confronti della moglie dell’imperatore Claudio che, certamente, per l’enorme differenza di età con la consorte, non si può pensare suscitasse grandi fremiti nel cuore della donna. Ma questa è sorte comune alla maggior parte delle donne del tempo.

Madre di due figli, Britannico e Ottavia, scopre i primi palpiti del suo cuore di adultera proprio con il genero, il figlio del governatore di Spagna, Appio Silano. Abituata a ottenere ogni accenno di capriccio, convince il marito della necessità di avere Appio a Roma, come consigliere. Claudio è un uomo profondamente superstizioso, sempre all’erta – soprattutto dopo l’assassinio di Caligola – consumato nel timore che si congiuri contro di lui. Ma non sono solo le persone di carne e ossa a impaurirlo. Teme i sogni, vede oscuri presagi ovunque, e quella dei sogni premonitori è una carta che Messalina impara a giocare abbastanza in fretta. Le viene semplice quindi convincere il marito a convocare Silano a Roma, ma il genero è ligio al suo ruolo e non accetta la corte dell’augusta Messalina. La vendetta dell’imperatrice non si fa attendere. Con l’aiuto del liberto Narciso, fedele servitore di Claudio, escogita un sistema per liberarsi dell’amante non disponibile, tirando in ballo l’espediente del sogno premonitore. Quale peggior avvertimento per Claudio che sua moglie in lacrime, dopo aver visto, tra le braccia di Morfeo, il marito pugnalato proprio da Silano. Le parole della donna costano la vita al povero consorte di Ottavia, perché Silano viene scaraventato giù dalla Rupe Tarpea. Si hanno poi notizie di un folle amore della giovane imperatrice per un attore, certo Mnestere, per il quale la donna pare abbia perso la testa, probabilmente anche per la ritrosia dell’uomo, che ci tiene alla pelle e non vuole certo oltraggiare il pudore dell’imperatore. Si vocifera che sia stato Claudio in persona a richiedere all’attore di accondiscendere alle richieste della moglie, di qualunque natura esse fossero. Si vocifera anche che Messalina, nel tentativo futile di ingelosirlo, abbia intrattenuto relazioni sentimentali con numerosi altri uomini, finendo così, suo malgrado, in un circolo vizioso di sesso e perversione, da cui persino un’augusta matrona come lei non è più riuscita a uscire. Rapito dall’intorpidimento dei sensi, pare che alla fine il giovane Mnestere abbia ceduto alle richieste della satanassa. Di lei si dice che, mascherata da meretrix, si conceda addirittura nell’infimo quartiere della Suburra, uno dei più malfamati della Roma imperiale. Il sesso mercenario senza amore però probabilmente indurisce anche il suo cuore, come parrebbe dalla leggerezza con cui si disfa di qualsivoglia personaggio scomodo si interponga sulla sua strada: amanti non più benvoluti, senatori scorretti, nemici di ogni sorta, persino il marito della figlia.

L’ultimo suo grande amore sarebbe il bel console Gaio Silio, di cui Messalina s’invaghisce durante uno spettacolo circense. Stanca probabilmente del mero e solitario appagamento dei sensi, il suo cuore avrebbe ripreso a palpitare per un uomo che tutte le cronache del tempo definiscono bellissimo. Messalina è una donna emancipata, non ha problemi a corteggiare lei per prima e invita a cena Silio. Anche lui sposato, cede però alle lusinghe dell’imperatrice e se ne fa vanto. Pare che per lui Messalina abbia davvero perso la ragione e l’anima, perché non si accontenta di amarlo spudoratamente, con tutta la lussuria di cui è capace, ma vuole addirittura sposarlo. E per renderlo ebbro d’amore lo riempie di doni che ottiene ovviamente svaligiando il palazzo imperiale. È disposta a tutto per lui e in questo caso il regalo perfetto sono gli splendidi giardini del Pincio, dove addirittura Messalina ambirebbe a porre la sua dimora, insieme all’amante che vorrebbe consorte.

Ancora una volta i sogni premonitori arrivano in suo soccorso, perché la donna, astuta com’è, conosce come aggirare il marito, colpendolo nel suo punto debole.

Da perfetta attrice di una tragedia greca, si getta in lacrime ai piedi di Claudio, impazzita dal dolore per l’incubo che ha scosso i suoi tranquilli sonni. Ha visto se stessa vedova. L’imperatore, ossessionato dall’idea di venire ammazzato, le crede all’istante, ma quel che è più assurdo è che la donna riesce a convincerlo a dare seguito a un suo assurdo piano che la vedrebbe separata dal regale consorte, andare in sposa a un altro uomo, solo fino a quando il sogno non si fosse avverato. Rimasta vedova del nuovo marito sarebbe tornata tra le braccia di Claudio. Incredibile a dirsi ma l’imperatore le crede e acconsente alle nozze tra Messalina e Silio.

Le trame della donna sono smascherate però da Narciso, da sempre a conoscenza delle macchinazioni di Messalina, e preoccupato del suo futuro una volta morto Claudio. Richiama all’ordine Claudio l’imperatore e lo informan di tutte le malefatte di Messalina e di Licisca, delle sue innumerevoli scorribande amorose e della congiura che starebbe ordendo ai suoi danni.

Claudio, che probabilmente finge di essere un imbelle per convenienza politica, si precipita a Roma ad ascoltare la versione della moglie, ex moglie, visto che i pretoriani irrompono proprio nel bel mezzo del banchetto di nozze con Silio. Il novello sposo se la squaglia al volo, mentre Messalina, a cui non mancano ovviamente anche le arti di attrice, chiede di essere ascoltata da Claudio il giorno dopo, e si dice disposta a chiedergli perdono per tutti i suoi misfatti. Non è stato l’imperatore, comunque, a decretare inter cubicula principis la morte di Messalina, ma lo stesso Narciso, con un falso documento contenente l’ordine di giustiziare la fedifraga. L’uomo conosce infatti le debolezze di Claudio e le capacità di Messalina di macchinare ai danni degli uomini della sua vita.

Nel momento finale, con lei, la madre. Le viene intimato di togliersi la vita, ma Messalina, corrotta, immorale, tanto spietata e tanto fragile, sgualdrina, non riesce a compiere il gesto estremo e muore trafitta dalla spada di un pretoriano. È il 48 d.C.

 

 

05-06-2014 | 15:56