Cappuccetto Rosso deve morire /6
In un appartamento di quelli sul mare, frattanto...
«Hai preso le pillole stavolta?».
«Sì, le ho prese».
Renato Seppi era un avvocato che, andato in pensione, non si era rassegnato a starsene a casa a scrivere articoletti per le riviste specializzate, ma aveva preferito accettare la proposta di un suo ex studente di curare alcune trattative della Bier. Magro, un po’ cadente, ricoperto da una patina leggera di polvere, Renato Seppi indossava il costume da bagno fin dalla mattina: quand’era al Villaggio non si metteva mai altro addosso che il costume da bagno, dall’alba al tramonto. Per tutto l’anno viveva in giacca e cravatta, ma in quella parte di mondo si sentiva libero e voleva esserlo in tutti i sensi.
Faceva parte di quel ceto di professionisti che ormai non hanno più nulla da desiderare, sia a livello economico sia sul piano del riconoscimento sociale. Viveva come un manager di successo, con più case di proprietà e due segretarie (una personale e una dell’ufficio). Come piccolo coronamento del suo successo, da pari dei suoi compagni di classe sociale, possedeva un appartamento sulla costa più bella della Sardegna in un resort esclusivo che gli permetteva di condurre quello stile di vita che va tanto fra i professionisti dal reddito alto: semplice e agiato allo stesso tempo, con vista sul mare ed eterno costume. Come un pescatore senza cruccio di sopravvivenza.
Le pillole della moglie, oltre il lavoro, erano la sua unica preoccupazione. Pillole normali, intendiamoci, che tutti gli ultracinquantenni iniziano ad assumere per prassi contro i danni del colesterolo, della pressione alta e del fumo.
Stabilire perché il Commissario iniziò il giro di domande da lui sarebbe impossibile, probabilmente per un caso, ma capire perché Seppi fosse una tappa del giro era semplicissimo: era una delle sei persone senza alibi al momento della morte di Marco Lagri.
Quando bussò alla porta del bungalow, avvertì rumore di sandali da mare che scivolavano sul pavimento cosparso di sabbia con la leggerezza di pattini da ghiaccio sul truciolato. Pensò che, in effetti, a giudicare da quello che aveva osservato sul pavimento della camera di Lagri poteva escludere la presenza di sabbia. “Curioso in un luogo di mare” pensò. Non sapeva ancora se era un dettaglio importante, forse non lo era o forse sì: probabilmente non lo sarebbe stato fino a quando non fosse stato troppo tardi.
Ad aprirgli la porta fu una donna, un po’ grassa, piagata dalla vecchiaia e probabilmente da abitudini salottiere. Sotto gli occhi aveva borse cospicue e un po’ dondolava parlando, come un ebreo ortodosso davanti al Muro del pianto, e ne dava la stessa impressione di bigotto fervore. A parte questo la si sarebbe detta normale, normalissima. Eppure al Commissario pareva davvero troppo normale e davvero troppo in attrito la generale impressione che dava e tutti i minuti dettagli che la contraddicevano.
«Buongiorno signora. Sono il Commissario...» mentre diceva il suo nome la donna sembrò quasi trasalire, ma non ne poteva avere motivo visto che improbabilmente poteva mai averlo anche solo sentito nominare «... e sono qui per la morte di Marco Lagri. Avrei da farle alcune domande».
La signora, per la verità, fu molto gentile col Commissario e, anzi, si potrebbe dire perfino che fece quanto possibile per provare a metterlo a suo agio, molto probabilmente nel tentativo, anche, di mettere ad agio se stessa. Vedendola sulla soglia aveva temuto di doversi sorbire, detto il proprio nome e la propria qualifica e il motivo per cui era finito lì da loro a bussare, una lunga ordalia di frasi che per gli amanti del poliziesco sono fin troppo trite e risapute: come si permette di venire a chiedere a persone perbene come noi, come sempre si chiede alla gente perbene di tirare fuori un alibi anche se solo un mascalzone se lo preparerebbe, bisognerebbe dare la caccia ai criminali invece che ai povericristi perbene... diciamo che se non si fosse potuto dire “perbene” probabilmente non ci sarebbero state nemmeno le invettive. Per fortuna, però, la donna gliele aveva risparmiate, anche perché sarebbero state un po’ troppo premature: tutta quella tiritera per due domande d’ufficio sarebbero state rivelatrici quanto una confessione firmata. “Lavoro troppo di fantasia” pensò il Commissario, mentre attendeva Roberto Seppi seduto sul dondolo del patio del bungalow.
Quando arrivò, tuttavia, già che si trovava, lavorò di fantasia ancora un po’ mentre gli stringeva la mano: immaginò prima la signora Seppi, poi il signor Seppi e infine entrambi i coniugi Seppi entrare da Lagri e colpirlo in testa con qualcosa di non meglio precisato o fracassargliela contro qualcosa e poi ingozzarlo a forza di pillole, o viceversa. Gli sembrava probabile tanto quanto trovare un’acciuga della fondina della sua pistola.
«Mia moglie mi ha spiegato che è qui perché Marco Lagri è morto».
«Sì».
«Di che si tratta?».
«Semplici domande di prassi per...».
«No, scusi, mi riferivo alla morte di quell’uomo: si tratta di un omicidio o di un suicidio?».
Per un attimo il Commissario provò il desiderio, a sua volta, di confessare che non lo sapeva e che comunque aveva tutta l’aria di essere un omicidio, visto che come suicidio lasciava abbastanza a desiderare. Poi rispose che era ancora troppo presto per stabilirlo con certezza e che quelle domande, a ogni buon conto, sarebbero occorse per dare una maggiore precisione alle ore più recenti della vita nel Villaggio.
Seppi annuì, ma non sembrava proprio convinto, comunque il Commissario ne apprezzò la misura e il garbo. Ben presto, purtroppo, si rese conto che era praticamente impossibile evitare che Seppi, parlando anche per dire un’informazione delle più semplici, cesellasse continuamente. Ogni frase era detta con ammirevole precisione, fortunatamente, ma era poi intervallata con una qualche rivendicazione personale: sembravano delle infiorettature dettate dell’insicurezza o della vanità, oppure da entrambe.
«Col Lagri avevo poco a che spartire. Si era fatto largo nella professione con metodi discutibili e senza avere un adeguato retroterra culturale. Io, che ho studiato e insegnato nelle più prestigiose facoltà italiane, con persone come…» e seguiva un elenco di cinque o sei nomi (di cui solo un paio noti al Commissario) con relative cariche passate e presenti «non avevo molta voglia di far comunella con lui». Erano ricorrenti nella sua dialettica i ritornelli sul suo cursus honorum, come se tenesse a ogni minuto a calcare il proprio spessore professionale e culturale. “Una cosa strana” si disse il Commissario “per un uomo di questa età che sembra arrivato”.
«Signor Seppi, lei si è assentato dallo spettacolo in anfiteatro tra le 22.30 e le 22.45 circa. Potrebbe spiegarmi perché?».
Seppi ebbe due diverse reazioni a quella domanda. Innanzitutto era stupito, perché non sapendo del precedente spoglio dei filmati stentava a capacitarsi di come il Commissario lo sapesse e lo sapesse così puntigliosamente. La cosa lo turbò velatamente. Subito dopo lo stupore, lanciò un’occhiata astiosa alla moglie. Un’occhiata in cui c’era un lungo elenco di occhiate simili e di discorsi che avevano ispirato quelle occhiate. Come se ora stesse imputandole la presenza stessa del Commissario nel loro bel bungalow che trasudava benessere da ogni fuga del pavimento.
«Sono venuto qui a prendere le pillole a mia moglie. Se le dimentica sempre anche se il medico le ha detto che deve assolutamente prenderne una dopo ogni pasto. Sa, anche se c’erano molti medici presenti non mi sembrava il caso di disturbarli» e sorrise per svelenire la situazione, ma fu il solo a sorridere.
«Ci ha messo un quarto d’ora?».
«Non sapevo dove cercarle. Ho dovuto frugare un po’ dappertutto, per fortuna le ho trovate quasi subito, altrimenti non sarei tornato neppure dopo la fine dello spettacolo» sorrise, unico e solo.
Il Commissario gli fece le raccomandazioni di rito, gli disse di tenersi a disposizione, etc.
«Scusi, ma oggi in spiaggia ho sentito delle persone conversare e dirsi che Lagri si è suicidato. Lei non mi sembra così sicuro».
«Finché non avremo i risultati dell’autopsia e della scientifica cercheremo di raccogliere informazioni utili».
«Si figuri, quando vuole. Non ho nulla da nascondere, sono una persona onesta, come mi disse anche…» e giù altri nomi più o meno noti di personalità che avevano tanto da dire sull’onestà di Seppi.