Conversare tra le bagnanti
Finalmente il mare. Un miraggio a lungo agognato, poiché il conversatore è a suo completo agio solo quando può accompagnare dolcemente la sua solitudine a quella di una cosa barocca e decadente come il mare. Una lunga muta conversazione. Una perfezione desertica.
Ma l’ovvio, acerrimo nemico del conversatore, è sempre in agguato con le sue tecniche da brigante molisano. Enigma in luogo di mare – davvero stavolta – come l’ovvio riesca a mascherarsi e ad arrivare così vicino alle terga del conversatore senza farsi sentire.
L’ovvio, evidentemente, si lava molto e solo con acqua distillata dato che non emana odore e solo quando apre la bocca ne esce il fetore che lo rode.
Toc toc, due dita tuzzuano l’omero ombrato dal panama. Il conversatore si gira ed ecco l’imboscata: è la vicina d’ombrellone. Costei ha notato sicuramente il libro che il conversatore ha portato seco e ha pensato di avere finalmente ricevuto dal cielo un esemplare maschile degno di tale nome.
“Mi scusi, ho visto che legge I miserabili. Io ho visto solo la serie tv e mi domandavo come fosse il libro”. E dire che il libro era lì per scoraggiare certi fastidi!
Il conversatore, così alla sprovvista, interrotto nel suo crogiolamento, ha difficoltà a tessere una risposta efficace, che suoni ammodo e scostante secondo gl’irraggiungibili accordi del suo estro.
“Guardi, non ho ancora cominciato a leggerlo”, potrebbe essere una risposta. Oppure “Non so dirglielo: non guardo pornografia per famiglie”. O ancora “Non è mio, era già qui quando sono arrivato: chieda al bagnino”. Ognuna di queste soluzioni purtroppo è una trappola pronta a chiudersi su di lui. Alchè, con quel coraggio da samurai che pochi intimi gli conoscono, corre un rischio in nome di una soluzione radicale: “Sì, signora, è identico”.
La signora, tutta contenta, a questo punto si dilegua, ripromettendosi l’acquisto del tomo, prontamente dimenticato in nome di quel bellissimo paio di sandali con la zeppa di sughero che ha visto ai piedi della parrucchiera che viene a conciarla a casa.
Ma l’ovvio non demorde così facilmente e, in certi casi, l’incastro potrebbe rivelarsi fatale, trasformando il samurai in un kamikaze.
“Non è che sarebbe così gentile da prestarmelo? Glielo ridò appena vuole”. Come uscire dal culo del sacco senza far la figura dello stronzo? Un tentativo potrebbe essere “Volentieri, signora, ma stavo giusto per prenderlo perché non ho altro da leggere”. Potrebbe funzionare, ma solo a condizione che l’ovvio demorda, ma l’ovvio non demorde: “Prenda il mio, l’ho appena finito”.
Il conversatore riflette. C’è tutto il gustoso mistero della scatola chiusa, ma allo stesso tempo il rodato pessimismo sa che nella scatola c’è una tagliola per faine. Che fare? Tanto vale una eutanasia veloce. “Certo signora”.
Il libro è di buon formato e lascia immaginare un piccolo colpo di fortuna, ma in realtà è possibile tendere l’orecchio e sentire il cigolio della manovella della catapulta: fra poco arriverà un bombardamento di topi con la peste, come faceva Gengis Khan ai bei vecchi tempi.
“Vedrà che le toccherà il cuore: Gramellini è proprio una bella persona”. “Non ne dubito signora, ma è una bella penna?” “Come?” “Niente, dicevo che è una bella strenna”. La signora, con la faccia a punto interrogativo, si ritira sorridendo. Il conversatore mira il mare e si controlla. Forse solo il sole asciugherà l’onta.