Elenco irriverente delle reliquie di Gesù

La croce

Non si può non cominciare dalle reliquie della Santa Croce. Per lo più frammenti, disseminati nelle più sperdute chiese della cristianità. “Non c’è abbazia così povera da non averne un esemplare. […] In breve se tutti i pezzi ritrovati fossero raccolti, formerebbero un grande carico di nave” scriveva Giovanni Calvino nel 1543 nel suo Traité des Reliques. Aveva ragione Calvino? Secondo gli storici la croce di Cristo era formata da due pali, uno lungo 3 metri, l’altro 1,80 per una larghezza di 12 cm e uno spessore di 5. Risultato? 36.000 cm cubi di legno. Sommando insieme tutte le reliquie della S. Croce conosciute si arriva a poco meno di 2.000 cm cubi. Calvino aveva torto.

I chiodi

La leggenda vuole che siano stati recuperati da S. Elena, madre dell’imperatore Costantino che ne fuse una parte e la incastonò nell’elmo del figlio. Non potevano essere più di quattro quelli usati per la crocifissione ma in tutto il mondo se ne venerano 33 ritenuti “autentici”. Due sono custoditi a Roma mentre in tutta Italia quelli esposti ai fedeli sono 16. Raccontano le antiche cronache che spesso se ne limava una parte per incorporarla in una copia fedele o in un altro oggetto. Ecco spiegato il loro numero così elevato? Forse. Sta di fatto che per esempio a Milano al posto dei chiodi viene venerato il Sacro Morso, una morsa per cavalli sospesa per aria sopra l’altar maggiore del Duomo. A ciascuno il suo.      

Titulus Crucis

È una tavoletta in legno di 25 cm di lunghezza per 14 di altezza dallo spessore di 26 millimetri. E’ conservata nella basilica romana di Santa Croce in Gerusalemme, insieme a molte altre reliquie, portate a Roma sempre da Sant’Elena. È solo la metà dell’intera iscrizione che veniva appesa al collo dei condannati con - diremmo oggi - le motivazioni della sentenza. L’altra metà pare fosse a Gerusalemme, ma oggi è andata distrutta. Scritta in due lingue, in quella in latino si legge I NAZARINUS R e in quella in greco IS NAZARENUS B  che rispettivamente andrebbero completati con XE IUDAEORUM E e ASILEOS TON IUDAION. E’ la reliquia che si considera più autentica tra tutte.

La corona di spine

Come un casco intrecciato di rovi spinosi che ricopriva per intero la testa del condannato e che, raccontano i Vangeli, martoriò il capo di Cristo. Gli archeologi hanno individuato la pianta usata per intrecciare la corona: Zizyphus vulgaris lam, un rovo che cresce fino a sette metri nelle pianure aride del medioriente, con spine che possono arrivare a 7 centimetri di lunghezza. Non quindi una corona, ma più un cappello che giustificherebbe l’altissimo numero di Spine venerate nel mondo. Nel 2012 uno studio ha censito tutte quelle di cui si abbia notizia: sono 2283 delle quali 991 venerate solo in Italia.

La sacra Lancia

Longini Lanceam, quam Innocentus VIII. à Baizette Turcarum Tyranno accepit, Urbanus VIII. Statua adposita et Sacello substructo, in exornatum conditorium trasnstulit”. L’iscrizione è scolpita nella Basilica Vaticana, dove è conservata la lancia di Longino, il centurione romano poi convertito al cristianesimo, che trafisse il costato di Cristo in croce. Ad Ancona se ne venera invece un pezzo della punta, mentre a Parigi è conservata l’asta in legno. Fu donata a papa Innocenzo VIII da Bayazid II, figlio dell’imperatore turco di Costantinopoli Maometto II, a patto che il Pontefice  trattenesse a Roma il fratello Gem, ritenuto una potenziale minaccia per la sua salita al trono. Il Papa accettò. Ne esiste un altro esemplare a Vienna, considerato talmente prodigioso, che chiunque se ne impadronisse diventerebbe invincibile. Un oggetto molto ambito dai megalomani, tanto che Napoleone la chiedeva per sé e Hitler la rubò per portarla a Norimberga. Peccato che quella di Vienna sia solo una copia di epoca carolingia.

La culla

Sempre a Roma, nella Basilica di Santa Maria Maggiore, sotto l’altar maggiore è conservato ciò che si crede sia rimasto della culla nella quale fu adagiato Gesù Bambino. Sono cinque assi di legno, di cui una appartenuta ad una antico e prodigioso quadro della natività, scomparso nel sacco di Roma del 1527.  Le altre quattro sono di sicomoro e la datazione corrisponde a circa 2000 anni fa. Hanno delle tacche, per incastrarsi insieme a mo’ di cavalletto. Nella stessa chiesa, la notte di Natale del 2007 fu portato in processione dopo secoli di oblio il Panniculum, un pezzo di stoffa di 15 cm per 20 ritenuto uno dei panni in cui fu avvolto Gesù neonato. Del prezioso reperto non se ne aveva più notizia dal V secolo d.C. e, ammettono candidamente in Basilica, “era stato dimenticato in un reliquiario in un locale della chiesa”. Il fatto scatenò la stampa.

Il prepuzio di Nostro Signore

Un decreto del 3 febbraio del 1900 del S. Uffizio stabiliva che solo a parlarne si cadeva inesorabilmente in una scomunica, poi attenuata nel 1954 come argomento vitandi, da evitare. Eppure a Roma il culto del Prepuzio di Nostro Signore Gesù Cristo, conservato dopo la rituale circoncisione, fu praticato devotamente per secoli. Ma non solo. Fu oggetto di aspre diatribe teologiche: se come insegna S. Giovanni Damasceno quod Verbum Divinum semel assumpsit, nunquam dimisit, confermato da S. Atanasio  secondo il quale cum omni integritate resurrexit come è possibile che sia rimasto un pezzo di Gesù sulla terra dopo la resurrezione? La questione non è di poco conto tanto che impegnò per secoli eminentissimi teologi tra cui S. Tommaso d’Acquino, S. Bonaventura e Francesco Suarez. Un problema spinoso, visto che di Sacri Prepuzi oggetto di venerazione ne esistono ben otto: essi si trovano a Clermont, a Chalons-sur-Marne, a Charroux, ad Anversa, a Puy en Velay, a Filtescheim, a Coulumbs e a San Giovanni in Laterano.   

E forse a conclusione di tutto non si può non citare ancora una volta Giovanni Calvino e il suo Traité des Reliques. Dove egli scrive: “Il primo vizio, quasi la radice del male, è stato che, anziché cercare Gesù Cristo nella sua parola, nei suoi sacramenti e nelle sue grazie spirituali, la gente, secondo il suo costume, ha perso tempo con le sue vesti, le sue camicie e la sua biancheria; e facendo ciò ha trascurato l’essenziale per seguire l’accessorio”.

 

 

06-02-2015 | 16:58