Genitore 2 a chi?!
Come ogni anno, anche se mi pare ormai da secoli – forse sono al mondo solo per questo – l’altro giorno ho compilato due cedolini postali per l’iscrizione di mia figlia alla quarta liceo.
Uno di questi era da indirizzarsi all’Agenzia delle Entrate, sede di Pescara, per un importo pari a 21,17 euro: perché alla sede di Pescara? Mi son chiesta, sovversiva quale sono.
Umiliata nella mia ribellione, nel pieno rispetto della procedura, ho comunque provveduto al pagamento spillando entrambi i bollettini, perché il Ministero non ritiene necessario semplificare la vita ad un genitore ed ho iniziato a compilare il modulo cartaceo di iscrizione alla classe Quarta.
Ho risposto a tutte le domande, ho dichiarato che almeno uno dei due genitori è laureato, che entrambi si lavora (ahimè), ho soprasseduto alla mia situazione in ufficio, ho certificato per la millesima volta il mio codice fiscale, ho riscritto nuovamente la mia data di nascita, il luogo, la mia progenie, la mia residenza, moltiplicando l’informazione per due, ossia aggiungendo anche i dati del padre della studentessa.
Quasi rasserenata dal fine pena, ho letto: “Genitore1 padre” e “Genitore2 madre”.
Allora, d’istinto, mi è scattata la competizione. E nelle note avrei voluto scrivere che ho frequentato il Liceo Classico, che l’ho frequentato solo per via delle due ore di matematica, che andavo a scuola in autobus dal paesello, che mi alzavo tutte le mattine alle 6.30 e che i primi due anni di ginnasio non erano andati così bene per via del fatto che si palesavano ogni giorno, davanti ai miei occhi, coetanee bellissime alle quali io non mi sentivo nemmeno in grado di “legare i calzari”.
Le stesse che avevano grandi seni ed io no (solo in seguito mi sono cresciuti).
Sempre le stesse che vestivano benissimo quando io non ero in grado nemmeno, all’alba di ogni santa mattina, di scegliermi il maglioncino da mettermi perché l’autobus non mi avrebbe di certo aspettata.
Quelle che durante il cambio dell’ora si palesavano nei corridoi dell’istituto a “miracol mostrar”, mentre io rimanevo seduta al banco di legno a rifinire la mia iniziale con il taglierino.
Ecco, volevo aggiungere anche questo nella modulistica del Ministero: oltre al fatto che il Genitore1 al liceo neppure c’è andato, perché nemmeno l’avrebbero fatto entrare, o se per sbaglio lo avesse fatto avrebbe copiato sia ala ginnasio che al liceo.
Se ci fosse stato ancora altro spazio, avrei chiesto al Ministro dell’Istruzione se avesse pensato davvero che io e il “Genitore 1” fossimo uguali.
A scanso di equivoci, non lo siamo uguali.
Terminata l’antica procedura ho allegato il tutto con le due immancabili foto tessera dell’alunna, faticosamente estorte dopo svariati tentativi di scatto alla macchinetta - perché mia figlia non ritiene mai essere bella a sufficienza, per cui l’importo modesto di cinque euro, per quattro foto, si decuplica, trasformandosi nel costo di uno shooting fotografico per l’agenzia di moda Elite di Milano.
Poco male, lei è il mio cuore e va bene così.
Sono tornata in ufficio. Mi hanno chiesto: “Sei nervosa”?
Non sono nervosa, vorrei solo non dover compilare “Genitore1” e “Genitore2”.
E poi ancora quale età dei datteri devo raggiungere perché non mi venga più chiesto se sono nervosa, dove vado a Natale, cosa ho fatto il fine settimana, cosa mi hanno regalato per il mio compleanno o cosa farò per Ferragosto?
Mi piace pensare che prima o poi avrò diritto anch’io ad una giornata premio al mare, ad un messaggio intelligente senza emoticons, ad un collega non invidioso, a qualcuno che mi dia risposte sensate.
Bisogna solo resistere.