Giovanni Testori e il suo Dio
C’è un uno dei più grandi scrittori del Novecento, non troppo ricordato dal grande pubblico, che si chiama Giovanni Testori. Scrittore, drammaturgo, pittore, critico d'arte, poeta, regista, attore: difficile definirlo in una parola. Nato a Novate Milanese il 12 maggio 1923, ha seguito sin da giovanissimo la propria natura creativa e tumultuosa.
Testori andrebbe letto (e riletto) a partire dal bellissimo Il Dio di Roserio, romanzo dove il ciclismo è il pretesto del tratteggio di una vita e che va assolutamente riscoperto. Negli anni Cinquanta la cultura di sinistra aveva un arbitro caustico e rigoroso, Palmiro Togliatti in arte Roderigo De Castiglia, che polemizzava coi reprobi e metteva a posto i dubbiosi.
La prima vera rottura a sinistra avvenne, all'inizio degli anni Sessanta, col Gruppo 63 che cercava di mettere assieme progressismo politico e progressismo formale, e rifiutava violentemente la letteratura sociale del decennio precedente. Le dimensioni erano diventate due: destra e sinistra, tradizione e sperimentazione. Inutile dire che entrambi questi assi contenevano in sé un giudizio di valore assai marcato. Il Sessantotto rese più intricata la geografia della critica, oltre a quella della politica. I cocktail possibili di impegno sociale e sperimentazione linguistica, eversione pubblica e letteraria, privato e politico avevano sapori diversissimi e incompatibili fra loro.
Il femminismo da un lato e le nuove metodologie critiche come lo strutturalismo e la Semiotica dall'altro rendevano più confuse le carte, introducendo nuove divisioni. Per un certo periodo, poi, l'esercizio stesso della critica come giudizio di valore sembrò inaccettabile. Per case editrici e congressi letterari erano ossequiati scrittori che avanzavano come merito principale qualche anno di lavoro in Italsider, l' essere donne, esuli latinoamericani, gay.
Ecco forse per Testori, scrittore cattolico praticante, l’essere omosessuale per alcuni può aver rappresentato una colpa, ma mai esplicitata chiaramente. In questo romanzo Pessina è il dio di Roserio, il dio del Presidente, il dio del Signor Gino perché va in bici come nessun altro, ha un motore nelle gambe. Sarebbe un semplice cittadino del proletariato, provinciale, lombardo, pre-industriale, se non fosse per questo “motore” che lo rende un dio. Questa è la sua luce, ma c’è un’ombra: la scorrettezza compiuta nei confronti del suo gregario, che ha osato alzare la testa, che non ha rispettato i patti. Quando mai si è visto un gregario scalzare il leader? Anche questa è “una” verità, non esiste “la” verità. L’autore non prende posizione. Il gregario Consonni cade e si procura una grave ferita alla testa, questo è ciò che succede. Che sia stato oggetto di una spinta, lo sa solo chi l’ha provocata, cioè il Pessina, e diventa un’ombra nella sua testa. E cosa ci vuole per fugare questa ombra? Vincere l’Olona, l’importante corsa della stagione, dimostrare che il dio di Roserio è lui.
Il lungo racconto si compone di tre parti: due digressioni psicologiche — la prima del Presidente che teme l’auto-esclusione dalla corsa da parte del Pessina a causa dell’incidente; la seconda del Pessina che teme la divulgazione della sua colpa da parte del Consonni; la terza parte è un'avvincente cronaca della corsa e dello scatenarsi del motore-gambe del Pessina, che vuole dimostrare a tutti, ma principalmente a se stesso, di essere il dio di Roserio. In mezzo a squarci pittorici della realtà, tra un cartellone pubblicitario, un rombo di motore e una timida carrellata sulla prorompente ma ancora nascosta sessualità dell’epoca, escono gli elementi anticipatori di un nascente e inarrestabile boom economico. La narrativa di Testori è resa con magistrali incastri di presente e ritorno all’indietro, attraverso una sintassi dal periodare lungo, ma continuamente interrotta, a singhiozzo, emblema del rovello psicologico del protagonista. Dalla sella di una bici, infine, sfreccia ciò che sarà l’Italia vent’anni dopo, mentre la provincia comincia a sognare clamori di successo e inarrestabile voglia di arrivare.