I pensieri sconci di John

Due corpi nudi che si abbracciano, preparandosi a raggiungere l’orgasmo dopo giornate di rifiuti materializzati in gomiti freddi che scacciano l’amante in cerca di calore. Le bottiglie di gin e whisky ormai vuote accompagnano pensieri sconci, improntati sul desiderio carnale rivolto a persone del proprio stesso sesso. I diari di John Cheever - The Journals of John Cheever – sono una sorta d’inquadratura laterale collocata su di sé con estrema grazia e verità.

L’approccio letterario fa sentirea casa anche chi, la maggior parte dei lettori, si è avvicinato a Cheever tramite romanzi come Falconer, Lo scandalo Wapshot e Bullet Park.

Dagli anni quaranta alla morte, la concretezza vitale dell’uomo pervade le pagine: “Quand’ero più giovane ero felice di stare steso su questo letto a sognare le cose che avrei voluto da grande – una brava moglie e dei figli vivaci – ma adesso la mente sembra macchiata dal desiderio”.

Un’incurabile vulnerabilità rimane il punto fermo osservando il passare delle stagioni. La sensazione di sentirsi inadeguato nel proprio lavoro si lega ad un’interpretazione sessuale rivolta ad ogni oggetto, panorama o momento della giornata. L’eleganza eroica non abbandona mai Cheever, pur restituendo una figuradivorata dall’alcool – senza gli eccessi di Bukowski – e in preda a mille tormenti.

“Sono ossessionato da una concezione morbosa che vede legate bellezza e morte, e per essa son pronto a distruggermi. E così penso che la vita sia una lotta, che le forze del bene e del male siano feroci e manifeste, e che sebbene io sia di un’insicurezza profonda, quasi assoluta, l’unica cosa di cui dispongo per andare avanti è un filo invisibile”.

Il conflitto prende forma anche tra un’ansia maligna e la volontà di focalizzare l’attenzione sul trascorrere di giorni felici. Frammenti di luce ed umore sollevato che spesso si annodano a momenti all’apparenza banali come il potare la vite, dipingere le inferriate e tagliare l’erba.

Gli alterni rapporti con la moglie e le scappatelle girano intorno ad una sicurezza che acquisisce più o meno forza in base alla presenza in cielo di nuvole o sole. La certezza di desiderare il corpo della moglie convive con l’immagine libidinosa di caldi abbracci con altri uomini. L’omosessualità prima repressa, poi esaminata ed infine accettata, rientra nell’ambito dell’amore più globale per le tante contraddizioni.

“Quello che mi interessa però sono le contraddizioni della mia natura, nella natura di chiunque, la loro grandiosità: che nel giro di pochi minuti io provi una vergogna schiacciante e poi nuoti in una sorgente purissima di autostima e sicurezza che zampilla come una fonte in un laghetto”.

La capacità di liquidare in poche righe eventi come la morte della madre e il matrimonio del figlio maggiore apre un climax ascendente con i continui viaggi in treno, descritti tra mille particolari e riflessioni sul senso di colpa latente presente nell’essere umano. Un fardello che non riguarda solo gli occidentali, ma un peso capace di creare pietosi fraintendimenti.

Contraddizioni e pensieri conflittuali raggiungono anche lo spazio sacro della fede e dei riti compiuti durante la santa messa. La Gloria nell’alto dei cieli si coniuga alla descrizione di signore impellicciate, il divino non esclude aspetti terreni come il brontolio dello stomaco o un prurito inguinale. Un salmo responsoriale cantato ad alto voce scorta un resoconto interiore sulla propria vita sessuale.

La realtà diventa letteratura, l’estremo lirismo di Cheever si dipana in una serie di irrilevanti avvenimenti ammucchiati uno sopra l’altro. L’angoscia e la dolcezza sono due facce della stessa medaglia, e “sembra di vedere con chiarezza quel passaggio nei rapporti umani in cui la linea fra la creatività e la luce, e fra il buio e il disastro, è sottile come un capello”.

 

 

19-01-2015 | 11:15