Il senso di un abbraccio per Temple
Temple Grandin veste sempre con stivali e camicie da cowboy e ad alcuni può sembrare eccentrica. Eppure è una zoologa di fama mondiale nonché affetta da sindrome di asperger.
Può apparire un paradosso ma quello che è associato a un disturbo mentale può altresì schiudere anche capacità eccezionali come abilità computazionali e grafiche al di sopra della norma.
L’eccezionalità degli asperger va a scontrarsi con la quotidianità: si possono perdere in un luogo affollato o non capire messaggi sottintesi e codici sociali condivisi.
La storia di Temple, però, è una storia positiva, poiché tra mille difficoltà ha ottenuto il suo riscatto, anzi un doppio riscatto: è una donna, disabile, diventata importante fondando una sua azienda e lavorando in tutto il mondo come consulente freelance.
E’ progettista nell’ambito della zootecnia nel cercare di rendere gradevole il tempo che separa i bovini dalla macellazione.
Sono proprio gli animali, infatti, che l’hanno salvata: da bambina trascorreva molto tempo in loro compagnia.
Sentiva un’affinità elettiva con il mondo animale proprio perché i loro comportamenti, per un asperger, sono più codificabili rispetto alla complessità, la doppiezza e l’istrionismo dell’essere umano.
Agli asperger, e così anche a Temple Grandin, sfuggono i più concreti segnali sociali e si potrebbero interrogare a lungo sul significato di una stretta di mano. Non riescono a comprendere allusioni, metafore o ironia.
La scienziata vuole mantenere la propria vita semplice e si industria affinché ogni cosa sia chiara ed esplicita: nulla deve restare implicito o in sospeso.
I contatti umani troppo vicini e oppressivi la infastidiscono. Temple racconta sempre dell’abbraccio di una zia che, da bambina, le era sembrato molto opprimente. Ma, nonostante questo, il suo estro geniale l’ha portata a brevettare “la macchina per gli abbracci”.
Questa macchina dispensa, a chi vi si sottopone, una pressione uniforme, generando una sensazione di calma e benessere. Il funzionamento di questa invenzione viene oggi studiato nelle università americane e viene utilizzata anche con persone autistiche per esplorare le loro reazioni nel campo dell’affettività.
La sua è una vita non semplice. A tre anni le viene diagnosticato l’autismo, da adolescente vive interessi ossessivi, dei quali lei stessa dice: “Stavo seduta per ore sulla spiaggia facendomi scorrere la sabbia tra le dita, modellando montagne in miniatura: ogni singolo granello esercitava su di me un grande fascino quasi fossi uno scienziato in un microscopio”.
Il percorso di vita di Temple è davvero importante perché aiuta a comprendere qualcosa in più sul fitto mistero che avvolge ancora oggi l’autismo. Di questa donna si conoscono i pensieri e i suoi stati emotivi e lei stessa è un rilevante tassello della stele di rosetta dell’autismo che ancora oggi, però, è da decriptare completamente.
Temple Grandin scienziata la è diventata, si è votata al lavoro, ma non riesce a capire l’amore, troppo volatile e suscettibile, non richiudibile in una formula algoritmica a lei più comprensibile. Ama Star Trek ed è attratta da racconti di fantascienza.
Chissà se sarà proprio la fantascienza a spiegarci quello che la scienza ancora non può, gettando un ponte per riuscire finalmente a comprendere quell’indistinto confine che separa genio e follia?