Intrighi, trame e complotti
Il conversatore sa che parlare con un complottista è inutile, se non irritante. Il complotto ha le sue regole, le sue reticenze, è ma non è, non se ne può parlare ma se ne deve parlare. Inoltre, cosa ancor più indigesta al conversatore, il complottista è ottuso di prammatica. Questa ottusità può essere di due tipi e qui il conversatore deve scegliere fra due universi veramente distanti, per quanto paralleli: solo certe caratteristiche a poco a poco emerse dall’esperienza possono permettere di distinguere immediatamente un interlocutore complottista con l’intelligenza vorrei-ma-non-posso (VMNP) da uno vanesio fesso (VF).
È un dato empirico il divertimento che si prova nel giocare a proiettare un laser sul pavimento e a far correre un animale domestico dietro al puntino luminoso da un lato all’altro della stanza. Parlare con un VF può dare un analogo divertimento se nella sua loquela dovessero affiorare inusitati capolavori di idiozia tanto eccelsi da esercitare fascinazione: il conversatore può anche impazzire di gioia se, con quel tipico tono fra il cospiratorio e l’autocelebrativo, gli viene rivelato che dietro alla crisi economica ci sono i rettiliani e che la riforma sanitaria di Obama è ispirata dal Gruppo Bilderberg. È allora che si assisterà a ciò che Platone descrisse: il saggio che si finge ignorante per poter interrogare l’ignorante vero. Per il camuso Socrate l’intento era pedagogico, mentre per il conversatore sarà meglio sospendere il giudizio. Quest’ultimo sfrutterà tutte le occasioni possibili per agitare il laser e far correre da un pizzo all’altro il VF: frasi allusive che facciano scorgere prospettive inedite su complotti risaputi (“È uno dei cardini del piano di rinascita democratica di Gelli. Ci faccia caso: i film di Fuori Orario e i documentari su Luigi Nono e Fernandel vanno solo di notte, mentre di giorno c’è Forum e Barbara d’Urso! C’è dietro il lavaggio del cervello!”), domande ficcanti (“Chissà se Papa Francesco sa cosa c’è dietro?”), atroci segreti (“Kennedy ha tolto di mezzo Marilyn perché era per un quarto vietnamita, ecco cosa c’è dietro l’attentato”), oscuri presagi (“E mi chiedo se McDonald non sia dietro alla trattativa Stato-mafia”). Se si è fortunati ci si può passare una bella serata.
Se non si è fortunati, il VF è in molti casi apertamente barboso: come complottista vale poco, niente che il conversatore non abbia già visto e sentito, e gli manca spesso quel gusto inconfondibile che hanno le chiacchiere dei complottisti veri e propri, quelli del “disegno più grande”, che di solito il complottista solo fesso liquida con “vai a capire che cosa c’è dietro”. Nel “disegno” è sicuramente superiore il complottista VMNP.
Il complottista VMNP è distinto dal resto dell’umanità per la sua impressionante assenza di autoironia ed è distinto dal suo cugino VF per una ragione topologica: per lui il qualcosa non è dietro, bensì sotto. Questo è molto importante a fini tassonomici, perché il VF spera che prima o poi il sipario si alzerà e lui potrà vivere finalmente in un mondo vero che non sia una gigantesca coercizione invisibile. Al contrario, il VMNP crede fermamente che, scavando sotto innumerevoli coltri, giungerà ad afferrare finalmente quella verità di cui prepotentemente sentiva l’emanazione e potrà trionfalmente stringerla in mano e farne amuleto contro la malasorte. Ecco perché legge tutti quei libri cretini della Oratidicoiocosacèsotto Edizioni.
Oltre che per questo, la conversazione potrà risultare più divertente anche perché il VMNP s’accorge di venire preso per i fondelli, quindi il conversatore non potrà farlo apertamente. L’ideale sarà quindi trattarlo come una persona di sana e positiva intelligenza, come se davvero godesse di un qualche credito presso il conversatore. Sentendosi incluso nell’appezzamento dei savi, il VMNP si lascerà andare all’incontenibile impulso a esibire la propria furbezzosità: lo si lasci fare, c’è da essergliene grati.
“Ovviamente non credo alle balle di Zeitgeist, l’ho visto e mi sembra una serie di luoghi comuni buoni per i grillini,” esordisce “tuttavia sotto qualcosa c’è di vero” e qui è fatta, perché ora sente che deve spiegare cosa c’è e dove c’è: “Se i marò sono ancora in India è perché c’è qualcosa sotto, qualcosa di grosso che non ci vogliono dire. Secondo me non è un caso che loro vengano rapiti e, contemporaneamente, dell’auto ad aria non se ne sappia più nulla. Sotto sotto ci deve essere lo zampino di qualcuno che non era contento dell’auto ad aria. E chi poteva essere contrario se non un concorrente? E chi fa le auto in Italia? Marchionne!”.
Come può il conversatore non apprezzare un discorso che indica, nella persona di un top manager italo-canadese che sta esternalizzando l’impossibile, l’eminenza grigia di un disastro diplomatico in fieri fra Italia e India ordito per impedire che venga commercializzata un’auto? Non può non apprezzarlo, perciò deve sapere come titillare la querimonia del complottista VMNP.
Abbiamo detto che i due tipi di fessi sono differenti, quindi richiederebbero letture differenti (diciamo il magazine del programma Mistero nel primo caso e nel secondo caso un qualunque libro con un triangolo occhiuto o un segno del dollaro in copertina), ma in questa sede preferiamo suggerire al conversatore un libro che potrà usare in entrambi i casi senza perdere un’oncia del suo genomico stile: Abyss di Simone Regazzoni.
Il libro è scritto secondo i crismi dell’action-thriller, ma riesce a sconfinare anche nel filosofico e nello storico. E sicuramente sarà una scelta più chic del Cimitero di Praga di Umberto Eco, che deficita tanto di auto veloci quanto di armi d’assalto, gingilli oramai di prassi per ogni dietrologo elegante.
Se per esempio il VF o il VMNP attaccano sciorinando le loro preziose teorie sui “poteri occulti” che maneggiano nelle tenebre, il conversatore potrà far notare che “secondo alcuni storici, la spedizione in Tibet organizzata da Himmler e Hess aveva lo scopo di rinnovare Agarttha o forse una sua nuova versione, Agarhti, collocata sotto l’Himalaya e abitata da ariani”, collegando distrattamente il discorso su Mount Weather, che “è la sede della Federal Emergency Management Agency... questo mondo sotterraneo è destinato a garantire la Continuity of Government in caso di attacco nucleare o apocalisse naturale”: un accenno al fatto che i poteri occulti maneggiano dalla notte dei tempi sarà un ottimo legante.
Tutto ciò, naturalmente, condito con hacker spericolati, dottrine platoniche esoteriche, servizi segreti e il rischio di un’apocalisse: insomma il kit minimo per superare l’attacco del VF e del VMNP nell’afa di un ricevimento in terrazza. Terrazza affacciata sull’abisso, ça va sans dire.