La strana storia del manoscritto perduto
Le strade che congiungono la letteratura antica al presente sono spesso accidentate, più di quanto nell’era digitale si possa immaginare. E non passano soltanto attraverso le diligenti mani degli amanuensi medievali e i polverosi ma sicuri scaffali di qualche biblioteca. Molti testi letterari non ci sono mai giunti e mai li conosceremo. Altri li conosciamo per via indiretta. Altri ci sono giunti piuttosto fortunosamente. Questa piccola, incredibile vicenda spiega bene il grado di casualità che segna la storia della letteratura antica.
Facciamo un passo indietro nel tempo, tornando al tramonto del Medioevo. Siamo nel 1436: l’Occidente sta uscendo dalle nebbie feudali; in Oriente l’Impero Bizantino sta per esalare l’ultimo respiro: di lì a poco, nel 1453, i Turchi sferreranno il colpo di grazia. Un giorno del 1436 Tommaso d’Arezzo, un giovane chierico latino, giunge, dopo un lungo e avventuroso viaggio, a Costantinopoli. Ci va per imparare il greco, proprio come oggi molti studenti, certo con minore fatica, partono, con destinazione Londra, per imparare l’inglese. Costantinopoli è l’ultimo baluardo dell’Impero romano, crocevia di commerci e di cultura. Ora, Tommaso, dotato di spirito di osservazione, è un ragazzo curioso: studia, visita le piazze, osserva i monumenti. Non disdegna nemmeno di passeggiare nei mercati. E così, un giorno entrato in una pescheria, nota per caso, fra la carta destinata ad avvolgere il pesce, un testo. Si avvicina. Scruta. Legge. E si accorge subito di avere scoperto un autentico tesoro: l’A Diogneto, considerato dagli studiosi una delle perle della letteratura cristiana. Questo testo, scritto in un greco brillante, di cui si erano perse completamente le tracce da secoli, era stato concepito 1300 anni prima, nel II secolo d.C.: rivolto a un pagano illustre, la cui identità ci è ignota, spiega il senso della fede e definisce i cristiani “anima del mondo”. La scoperta di Tommaso lo toglie per sempre dal rischio di un eterno oblio.
Ma le vicissitudini del manoscritto, l’unico di quest’opera superstite, non sono ancora finite. Facciamo un balzo in avanti di qualche secolo. L’opera passa attraverso diversi proprietari fino a giungere alla Biblioteca municipale di Strasburgo. Finalmente al sicuro? Proprio no, perché il 24 agosto 1870, in piena guerra franco-prussiana, in un incendio va distrutto anche il prezioso manoscritto, che per fortuna era stato precedentemente ricopiato ed è così giunto a noi. Ora, questa curiosa storia non è che un esempio estremo della difficile vita dei manoscritti che, spesso attraverso mille peripezie, ci hanno conservato opere fondamentali, ancora oggi stampate e tradotte in tutto il mondo. Proprio come l’A Diogneto.