Le 10 torture più atroci per le streghe
Saw, il temibile Enigmista, protagonista dell’omonima serie di film che hanno sbancato i botteghini dei cinema, non ha inventato nulla: ha solo raffinato tecniche già note dal medioevo o addirittura dall’antichità. I cui meccanismi, peraltro, erano studiati diabolicamente fin nei dettagli. Così, se le streghe sono tornate di moda, almeno nei film, forse non tutti avranno presenti i marchingegni a cui queste povere donne erano costrette a confessare spesso crimini mai commessi. Molte di queste torture (come la pera dell’angoscia o il Toro di Falaride, una struttura di ferro a forma di bestia, dentro cui il condannato moriva muggendo grottescamente) sono visibili in serie tv come i Borgia, che raccontano realisticamente tempi non così lontani (eravamo agli albori dell’età moderna); altre hanno dato persino il titolo ad alcune pellicole che hanno fatto la storia del cinema, come la Vergine di Norimberga, il film, datato 1963 e diretto da Antonio Margheriti.
Ecco, dunque, una classifica di dieci torture antistreghe (ma, più in generale, antieretici):
1) Lo schiaccia-seni: pinza tremendamente dolorosa, il cui utilizzo è facilmente immaginabile: talora le tenaglie erano anche arroventate (una variante forse più dolorosa era il meccanismo dello schiacciatesta: una sorta di elmetto che si restringeva, facendo scivolare gli occhi fuori dalle orbite e schiacciando il cranio: papa Borgia lo utilizzò contro alcuni prelati sovversivi).
2) Le turcas: le unghie venivano strappate e gli aghi conficcati alle estremità delle falangi.
3) La culla della strega: la donna era rinchiusa in un sacco. Poi, attaccata a una pianta, veniva fatta dondolare a lungo. La conseguenza? Allucinazioni e confessioni incredibilmente arricchite di particolari assurdi, che uscivano – ahilei – spontaneamente dalla bocca della malcapitata.
4) La tortura della corda: la più celebre e rappresentata (anche in ambito cinematografico) tortura medievale (basti pensare al film L’ultimo inquisitore): il condannato finiva letteralmente disarticolato tra sofferenze abnormi.
5) Dissanguamento: le streghe aveva – nell’opinione comune – poteri malefici, che potevano essere disinnescati attraverso il dissanguamento o la purificazione mediante il fuoco del suo sangue.
6) La sedia delle streghe: sedia chiodata, su cui la vittima, immobilizzata, veniva fatta crudelmente accomodare: il pianale di seduta era in ferro e talora veniva arroventato.
7) La Vergine di Norimberga: di copyright tedesco, era uno strumento di tortura che esternamente presentava le fattezze di una fanciulla; all’interno c’erano aghi acuminati che trafiggevano il corpo del condannato su tutto il corpo ma non in organi vitali, quindi la vittima finiva col morire attraverso una lunga e atroce agonia.
8) La pera vaginale si utilizzava per le donne accusate e poi condannate per rapporti sessuali col demonio; lo scopo della pratica era di purificare la parte del corpo con cui era stato commesso il peccato. Lo strumento era in bronzo: tre spicchi appuntiti si allargavano per mezzo di una vite collegata ad una chiave girevole (per gli omosessuali era anale); in chi riusciva a sopravvivere, poteva anche causare infezioni; insomma, non c’era proprio scampo.
9) La piramide: dopo essere stato spogliato, il condannato, issato su un palo alla cui estremità era posta una sorta di piramide in ferro, veniva fatto sedere in modo che la punta entrasse nel retto o nella vagina. I pesi legati ai polsi dello sventurato acceleravano la morte per squartamento (il principio non è dissimile dalla tecnica più amata dal conte Vlad: l’impalamento).
10) La tortura del topo: la bestia era introdotto in un orifizio, che poi veniva cucito; la vista del sorcio doveva di per sé essere terrificante per le vittime; ma era poi l’atto di scavare dell’animale impazzito a danneggiare irreparabilmente gli organi interni (il sorcio veniva inserito con la testa sempre rivolta verso di essi). Questa tortura, realizzata con un essere vivente, il più sudicio degli animali, merita il gradino più alto del podio, a nostro giudizio, tra le perverse tecniche concepite da quei santi e rispettabili signori dell’Inquisizione.
A questo punto è inevitabile la domanda: chi era più diabolico: le (presunte) streghe o gli (acclarati) persecutori?