Le sirene viste da Colombo

Donne e, allo stesso tempo, mostri. La mostruosità come perno del gioco di fascinazione. Esseri che mutano nel tempo, pur mantenendo la loro natura inquietante e ibrida. Come spiega in un bel saggio sul tema Elissa Piccinini, <Le sirene esistono> (Ottolibri). Non solo: in questa <Storia di un mito divenuto simbolo, fiaba, realtà> c’è molto del nostro immaginario occidentale. Perciò – c’è da scommettere – continueranno a esistere.

Sì, perché nel percorso ultramillenario, durante il quale hanno anche mutato aspetto e forma, da terribili donne-uccello dai lunghi artigli e zampe palmate a maliziose donne-pesce, le sirene hanno subito impreviste trasformazioni e inevitabili banalizzazioni, ma hanno dimostrato sempre che l’archetipo del mito possiede la forza autonoma di rigenerarsi e di sopravvivere a se stesso attraverso il tempo e lo spazio.

Partiamo dalla parola, in cui sta scritto il destino di tutto. Anche di un mito. <E – ipotizza Piccinini – se fosse […] la parola ebraica sir la matrice del loro nome? Sir, il canto, l’in-canto evocatore e persino creatore della Parola. La Parola che plasma, stordisce, ipnotizza. Dai miti cosmogonici mesopotamici ai rituali folclorici e magici, fino al cristianesimo>. Del resto, Odisseo deve resistere al canto delle sirene (ma Omero non le descrive): un’impresa che solo eroe può affrontare.

In quell’imprevedibile gioco di scambi e contatti inaspettati che è il mondo antico, la sirena sembra vivere all’incrocio di diverse culture. Prendete Ba, un singolare uccello dalla testa umana rappresentato nell’Egitto del Nuovo Regno: il geroglifico che rappresentava l’anima umana. Un giorno Ba potrebbe essere approdato sulle coste del Peloponneso, per poi trasformarsi in sirena. O prendete il Giobbe della Bibbia: messo alla prova dal Signore, non lo rinnegò, ma levò il suo lamento: <Le mie viscere ribollono senza posa e i giorni d'affanno mi assalgono. Sono divenuto fratello delle sirene, compagno degli struzzi. La mia pelle si è annerita, mi si stacca e le mie ossa bruciano dall'arsura>. Anche qui, dunque, sirene come figlie del lamento.

Ma quando le terrificanti donne-uccello si trasformano nelle mostruose quanto ammalianti donne-pesce? Nel Medioevo. Nel “Libro dei Mostri”, infatti, si legge: “Le sirene sono fanciulle marine che ingannano i naviganti con il loro magnifico aspetto ed allettandoli col canto; e dalla testa fino all’ombelico hanno corpo di ragazza e sono in tutto simili alla specie umana; ma hanno squamose code di pesce che nascondono sempre nei gorghi”. Negli autori cristiani le sirene rappresenteranno, tra l’altro, le tentazioni del mondo.

Storia conclusa? Tutt’altro. Da qui parte un nuovo viaggio, che ci conduce fino al cultura contemporanea, fatta non solo di letteratura (ad esempio, il Decadentismo è terra fertile per le sirene), ma anche di cinema (il successo del film targati Walt Disney dà una sua lettura politically correct di Andersen), di filosofia e discipline d’avanguardia come la psicanalisi (secondo Jung sono archetipi e abitano l’inconscio).

Ma c’è di più. La fantasia talora si trasforma in realtà, come hanno dimostrato i tanti testimoni illustri che, nel corso della storia, hanno giurato di avere avvistato le sirene (del resto, non avviene così anche per gli Ufo?). Persino Cristoforo Colombo giurò di avere visto tre sirene e scrisse nel suo diario: “Non erano così belle come vengono dipinte, anche se […] hanno un aspetto umano in volto”. Lo spazio dell’altrove, quelle Americhe che all’inizio per gli Europei appartenevano al mito prima che alla storia, non potevano che essere l’habitat ideale per questi mostri, che ancora oggi popolano i nostri sogni. Insomma, ha ragione Elissa Piccinini: le sirene esistono. Davvero. E continueranno a esistere ancora.

 

 

 

12-10-2014 | 22:04