Sostiene Raphaël
C’è un album di Yann Tiersen, Les retrouvailles si chiama. Ci sono due miniature di luce: sono le canzoni numero 8, le matin, e numero 12 la plage. Durano lo stesso tempo, 1 minuto e 59 secondi. Fanno 4 minuti in tutto. 4 minuti delle nostre vite. Potrebbe essere un nulla. Un breve istante, brevissimo come uno schioccare di dita. Una scheggia inondata dalla perfezione di un pianoforte e dal silenzio delle cose. Il bello delle canzoni è che puoi riascoltarle, una, due, cento volte. Basta mandare indietro la traccia e lei, la musica, riparte uguale a prima. Il brutto è che con la vita non lo puoi fare, non puoi tornare indietro. E allora la musica aiuta il ricordo, in quell’intimo, raccolto gioco di rimandi struggenti. C’è uno Champagne, si chiama Instant. Champagne Premier Cru Instant-Le Cran, Extra Brut. Lo produce Raphaël Béreche, un autentico talento. Sostiene Raphaël che lo spirito di questo Champagne sia: “Istante di vita di un clima, di un suolo, di una vigna. Istante di una interpretazione vegetale di un’annata. Istante unico, sottile e raro. Istante”. Il bello di questo Champagne è che ne puoi bere uno, due, sette bicchieri (non oltre perché altrimenti ti sbronzerai). Il brutto è che quell’istante che stai vivendo non tornerà, mai uguale. Mai. Niente, rien a faide.
La musica di Yann Tiersen e le bollicine sottilissime di Raphaël: non esiste certo un abbinamento tra la musica e il vino, ma esiste di sicuro un richiamo, un’evocazione, una sottile, invisibile linea che unisce e correla gli stati d’animo. Questa è la vita. La nostra. Ciò che ci sta dentro non si spiega. La si vive per come siamo capaci di viverla. La musica di Yann ha la trasparenza e la luminescenza di una fotografia d’un mattino d’autunno, terso e limpido, freddo e asciutto, intimo. Anche gli Champagne di Raphaël. Anche loro. La cantina si trova a Craon de Ludes, Montagne de Reims-Nord. Una strada dalle curve armoniche, panorami lunghi, nuvole dense in lontananza. Ci eravamo fermati di ritorno da Tours-sur-Marne verso Reims molti anni fa, era il 2001. Allora era il padre a fare tutto ed era un tutto normale, senza grandi emozioni. Un récoltant come tanti. Tutto è cambiato a partire dal 2004: da quando è entrato Raphaël, coadiuvato dal fratello Vincent. Giovanissimo ma, con idee e sensibilità, ha progressivamente mutato metodi, lavoro e stile. In vigna sono stati banditi i trattamenti sistemici e gli erbicidi: i filari sono condotti con cura maniacale. E da qualche anno è ricomparso il cavallo. La cantina non è da meno, con ampio spazio alle fermentazioni spontanee e all’uso delle botti di rovere di varia provenienza e capacità, sia per le vinificazioni che per l’affinamento. Interessanti anche i tiraggi effettuati con tappi di sughero (bouchon liège) per maturare le cuvée in ossidazione controllata. In buona sostanza, ciò che cerca di fare Raphaël è di ripristinare tecniche antiche, storicizzate, con una sensibilità e una consapevolezza contemporanea. L’antico che richiama il contemporaneo, proprio come la musica di Yann Tiersen, alla ricerca di un suono, di una concordanza, dell’armonia. Sono tre i calici tulipano sopra un tavolo di questo primo autunno. Tre Champagne Béreche et fils per chiudere gli occhi.
Il Réserve Extra Brut. Una lama sottile, verticale, luccicante, brillante. Gli agrumi, il lime, il limone, la buccia dell’arancia. Ancora fiori bianchi e sensazioni vegetali fresche, di foglia pura.Sapido minerale in bocca. Alla scoperta dell’essenziale. Un’alba senza movimenti.
Il Rosé Brut.Voluttuosa rosa in contrappunto appena amarognolo, polpa fresca, fragrante, croccante. Ancora gli agrumi, il limone fresco, e poi la base rossa a sfumare, quasi un controluce tannico e asciutto. Come sempre il dosaggio è impercettibile. Un soffio del vento pomeridiano.
Il Reflet d’Antan Brut. Metodo Solera e stile ossidativo da invecchiamento in tonneaux diversi. Espressione minerale, che incontra il malto e l’orzo, il caramello mou, in tensione fresco-matura. Un gioco di contrappunti, le mele cotte, e l’arancio. Un lento tramonto, tra le foglie che cadono.
Uno stereo Cambridge Audio diffonde in lontananza il suono di quel pianoforte elegante. I raggi dell’ultimo sole di settembre filtrano dai riquadri di una bianca finestra, lambendo la cornice di una fotografia in bianco e nero. Istante fermo, cristallizzato di qualcosa che era e non è più. Il suo ricordo resta. Il suo profumo è nella memoria.
(Foto di Francesco Orini)