Guido Ceronetti è morto il 13 settembre scorso. Filologo, poeta e filosofo è stato per circa cinquant’anni una voce unica, inclassificabile e limpidissima nel panorama letterario italiano. Didi Bozzini lo ricorda così.
Guido Ceronetti non ha mai avuto l’aria dell’accademico in cattedra, con quel basco floscio da pittore ambulante e la faccia secca stralunata, a tutta prima mezzo asceta e mezzo Woody Allen, pare essere l’ultima voce credibile, nel siparietto chiassoso delle noiose opinioni mandate a memoria, tutte uguali, tutte indovinate prima di essere pronunciate. Un monaco senza saio, un postulatore di ematomi sull’asettica e levigata superficie dell’epoca nostra.