In Corsica l'uva di 6 mila anni
È emozionante sapere che in un’isola in mezzo al nostro mare, la Corsica, oltre seimila anni fa, crescesse un’uva selvatica, probabile sostentamento degli antichi abitanti. E non è improbabile ritenere che i primi prodotti fermentati avessero proprio a che fare con questo dolce frutto.
Per certo una colonia di Focesi si trasferì nell’isola della bellezza attorno al 500 a.C. e si dedicò con successo alla produzione del prezioso nettare di Bacco, così come fece anche la prima colonia Romana arrivata con la conquista dell’Impero nel 238 a.C.
Da quel momento in poi l’isola rimane ancorata a una presenza italiana; Pisa dal 1000 d.C. al 1300 d.C. e, soprattutto, la lunga colonizzazione di Genova durata per i successivi 500 anni, ha reso qui fiorente e ricco il mercato del vino.
Nel 1728 la Corsica viene venduta alla Francia dai genovesi, fatto questo, però, che non modifica affatto la dedizione alla produzione di vini di qualità, tanto che Napoleone Bonaparte, nato proprio ad Ajaccio, concesse ai suoi conterranei il diritto di vendere vino senza pagare tasse. La Fillossera e la prima guerra mondiale che azzerò la presenza di uomini sull’isola, mandarono però in crisi la coltivazione dell’uva.
Solo attorno agli anni sessanta del secolo scorso, anche grazie ai cittadini francesi fuggiti dall’Algeria e stabilitisi in Corsica, riprende forte la produzione di vino che arriva, oggi, a buonissimi livelli. Negli ultimi vent’anni sta crescendo una nuova generazione di produttori che ha decisamente elevato gli standard qualitativi sia delle strutture che delle tecniche di coltura e vinificazione, pur rimanendo fedelmente ancorati alla propria terra di origine, alle uve e agli stili.
Coteaux D'Ajaccio
Ajaccio è diventata un’appéllation autonoma dal 1984. Prima si chiamava Collinette d'Ajaccio. In questa vasta area di produzione, i vigneti dolcemente si posano sulle colline più alte dell’isola. Qui si produce in particolare un vino rosso, profumato e aromatico nei richiami alle erbe selvatiche del maquis e ai pepi, bianco e rosa: lo Sciacarello.
Patrimonio
Patrimonio è l’appéllation più vecchia dell’isola: risale infatti al 1968. Le peculiarità di quest’area sono da ricercarsi in particolare nel clima di una regione ben protetta dai venti grazie alle montagne circostanti e nelle terre calcaree mescolate all'argilla. I vitigni qui coltivati sono il Nielluccio, rosso, e il Vermentino, bianco.
Capo Corso
L'estremità nord dell'Isola, «une péninsule, que dis-je, un cap»... ha bellissime coltivazioni di Muscats, del curioso Rappu e di uve tradizionalmente italiane come l'Aleatico e il Codivarta. Sono ricorrenti le tecniche di appassimento delle uve al sole ched regalano ottimi vini da dessert.
Calvi
Vin de Corse-Calvi, nome famoso per la cittadina in cui l'ammiraglio Nelson perse un occhio, più che per le vigne, molto più presenti attorno a Balagne, la Toscana della Corsica, decantata dallo scrittore latino Seneca e area per ottimi vini rossi.
Sartenais
Dove termina l’appéllation di Ajaccio il cui limite sud è tracciato dalle coste del fiume Taravo, inizia l'AOC Vin de Corse-Sartène, patria di rossi che profumano di frutti di bosco e macchia mediterranea e di bianchi sottili e aromatici.
Figari
Qui crescono le vigne più a sud della Corsica. Il vento si riversa sul golfo di Figari e soffia sulla piana semi-alluvionale, con suoli di granito; un’area secca e calda, molto adatta alla produzione di rossi potenti e un poco rustici.
Porto-Vecchio
Zona piuttosto isolata e difficile per la coltivazione dell’uva, anche se con ricche varietà territoriali, ideale per la produzione di vini rossi da invecchiamento, bianchi di grande struttura e, ultimamente, anche gradevoli rosé.
Costa Orientale
Una lunga piana che si estende dal sud di Bastia a Solenzara per quasi 80 km dà spazio a colture piuttosto meccanizzate dove spesso, però, i vini mancano di personalità, varietà e carattere a favore del numero e della serialità di etichette da tavola spesso generiche.
Il sole, il vento e l’acqua, il sale e “…tutte le insenature che ci sono nel verbo amare” (Manuel Alegre).