Quel vino oltre Merano
La strada oltre Merano sale dolce e tortuosa, in questa giornata di primavera, di luce e di sole. La Val Venosta è una distesa di frutteti in fiore: meli e albicocchi, il bianco e il verde acceso dell’erba nuova. Nei ripidi pendii alcuni boscaioli trasportano grossi tronchi e puliscono le terrose radici. Il legno viene tagliato ai bordi della strada, sul limitare del bosco.
Una casa in sasso e legno sta arroccata su una roccia a strapiombo, sulla groppa della montagna. È il maso Oberortl della famiglia Aurich (la proprietà è di Reinhold Messner), il luogo dell’azienda Agricola Unterortl, che produce ottimi vini; Castel Juval è il nome delle etichette. Le pareti di pietra si mangiano il bosco, sono lastre di rame e argento, sfogliate dal vento. Le vigne, quasi per un miracolo della fisica, si sfidano in equilibri difficili, crescono sulla roccia esposte verso sud/sudovest e corrono ripidissime verso valle, con un dislivello di duecentocinquanta metri.
La poca terra che cresce sopra le pietraie di Gneis si scalda rapidamente in questo imbuto di sasso. I vigneti sono stati impiantati a partire dal1992, con una densità di ottomila piante per ettaro.
Sulla porta, appoggiato allo stipite, c’è Martin Aurich, Guarda verso l’alto, forse il tempo cambierà, l’aria sta già per cambiare. Il suo profilo ci dice maglione di lana rosso e stivali di gomma verdi. Poche parole, pochissime e discrezione, silenzio, lavoro.
Parlano i suoi vini: quasi tutti chiusi con il tappo stelvin (a vite) tranne il Pinot Nero che ancora ha il sughero, roba da romantici, sottolinea ancora, meglio evitare aromi sgradevoli, muffe e puzze, come lui sostiene, un poco accigliato.
Parlano, soprattutto, gli aromi scheggiati dal vento, il suo Pinot Bianco, raffinato e di cesello, il suo Muller-Thurgau, ampio piacevolmente vegetale e, soprattutto, il suo fantastico Riesling, paradigma perfetto della varietà, modello da seguire per i vignaioli della Val Venosta. Oppure il Glimmer uvaggio bianco da Blatterle, Fraueler e Muller.
Ma quel Pinot Noir ancora fa capolino e richiama all’attenzione.
Al bicchiere si slega la tensione, si apre agli aromi nella sua espressione austera, montana ma raffinata. Di colore rosso tenue con striature riflettenti il viola, al naso è vino di armonia: piccolo frutto rosso, lampone, fragolina del bosco, mora e ribes rosso; c’è posto anche per l’erba del bosco e il muschio soffice. Al palato c’è equilibrio, molta raffinatezza, sensibilità anche. Un vino che vuole essere solo ciò che è: fedele al luogo in cui è nato in tutto e per tutto.
Uomo di montagna che se sta appoggiato sullo stipite della porta. Forse il tempo cambierà, l’aria sta già per cambiare.
Riesling 2011
I vini in montagna sono smunti, essenziali, profondi; non hanno bisogno di calore per esprimersi perché sono di poche parole. Di sottile colore giallo verde, pastello, profumi vegetali, erbacei, di fiori bianchi, fresco e croccante, sinuoso, lungo.
Riesling 2009
Figlio di un’annata armoniosa, piuttosto calda e dagli accenti tropicali, nella polpa della frutta gialla, il mango, l’ananas ma anche la pesca noce. Fiori appena essiccati al sole, una luce della tarda mattina entra dalla finestra e si posa sulle cose.
Riesling 2005
Di mineralità e sapidità, millesimo piccolo, vino grande, profondo, nell’espressione più vera dei Riesling di Val Venosta: non è l’Alsazia, non è la Mosella. Chi ama la montagna conosce la bellezza verticale delle cime, la luminescenza della Dolomia, la ruvidità della pietra, l’essenzialità della salita, la dolcezza del bosco. E tutti i suoi profumi.
(Foto Francesco Orini)