Sodalizio artistico di passione, quello tra Picasso e la Maar, con la società che gridava allo scandalo per l’incontro di due generazioni. Ma, per l’unione di una bellezza non comune con il genio dell’arte, l’età anagrafica non era nemmeno una metafora.

Nel 1885 il pittore John Singer Sargent abbandonò Parigi varcando le porte fredde delle critiche e dei suoi insuccessi. Sperava ancora nel successo, mentre moriva l’Ottocento e nasceva la Belle Époque. La sua colpa parigina? Aver dipinto una donna con un dettaglio scabroso. E poi averlo corretto.

Nel gennaio del 1927, Gabriele D'Annunzio, oramai maturo e famoso invitò la donna al Vittoriale. Sembrava volesse un ritratto. Rinchiuso nel suo postribolo si era trasformato in un vecchio lupo drogato che cercava di sbranare le sue ultime prede, vivendo tra concubine ufficiali, governanti e bellezze di turno che si preoccupavano di organizzare per lui ogni sorta di piaceri, inclusa la dose giornaliera di cocaina. Scorrevano così gli ultimi anni di una vita inimitabile. Tamara de Lempicka accettò la sfida. L’incontro con il vate poteva essere utile per una definitiva consacrazione nel mondo dell’arte e della cultura.

Poco tempo prima di morire, nel 1954, Frida Kahlo sperava in una fine serena e senza ritorno: “Aspetto felice la partenza e spero di non tornare mai più”. Oltre alla grande arte lasciò nei suoi armadi un guardaroba straordinario. Che dal giorno della morte venne aperto solo nel 2004. E che oggi è in mostra a Londra.

Savage beauty, è il titolo dell’esposizione nata nel 2011 dal Costume Institute del Metropolitan Museum of Art di New York, dove è diventata l’ottava mostra più visitata nella storia del museo con più di mezzo milione di adesioni. Dal 14 marzo 2015 fino al 2 agosto Alexander McQueen torna nuovamente indietro, al Victoria & Albert Museum di Londra.